Non si arresta l'escalation di tensioni che coinvolge il travagliato Medio Oriente e che rischia di influenzare negativamente anche il resto del mondo. I rapporti fra le due ex superpotenze della guerra fredda, infatti, sono nuovamente ai minimi storici, perlomeno per quanto riguarda la storia recente. E dire che l'elezione di Trump era stata vista, anche dai suoi detrattori, come un'occasione di riapertura dei rapporti con la Russia, lacerati durante la presidenza Obama dalle sanzioni internazionali comminate al Cremlino. Dopo un primo avvicinamento delle posizioni, tuttavia, la situazione è nuovamente precipitata: se il primo momento di tensione era stato causato dalle dichiarazioni di Trump relative ad un potenziamento degli armamenti statunitensi, il secondo (e più grave) peggioramento è dovuto ai recenti fatti di cronaca bellica in Siria.

L'attacco degli USA

A seguito del bombardamento effettuato con armi chimiche su civili, che gli stati uniti riconducono al dittatore siriano Assad, Trump aveva dichiarato che la reazione degli Stati Uniti non si sarebbe fatta attendere. Così è stato, dal momento che nella notte italiana di venerdì da una nave militare statunitense sono stati lanciati 59 missili Tomahawk verso la base dalla quale sarebbe partito l'attacco chimico di martedì in cui, fra gli altri, hanno trovato la morte una trentina di bambini. Gli ufficiali russi continuano comunque ad affermare che lo Siria non disporrebbe di armi chimiche.

L'ultimatum ai soldati russi

L'attacco sarebbe stato preceduto, secondo un ufficiale americano, da un avviso alla Russia, una vero e proprio ultimatum per ogni soldato presente nella zona della base militare: un preavviso di 60/90 minuti che avrebbe permesso di evitare vittime fra i soldati russi ma, evidentemente, togliere anche grande potenziale all'attacco statunitense.

La reazione della Russia è stata molto dura, con l'accusa rivolta agli Stati Uniti di avere aggredito unilateralmente uno stato sovrano e la decisione di chiudere la linea diretta fra i due stati, la quale aveva la funzione di evitare interferenze e incidenti fra le forze aeree dei due eserciti. Non si ha ancora certezza sull'entità dei danni subiti dalla base aerea siriana, ma l'attacco è stato comunque visto da molti come favorevole allo stato islamico, dal momento che gran parte dei raid aerei che stavano fiaccando le forze dell'Isis.

Certo, l'utilizzo di armi chimiche da parte di Assad, se confermato, costituirebbe un gravissimo capo d'accusa nei suoi confronti e potrebbe ben giustificare interventi delle Nazioni Unite, sebbene il veto di cui dispone la Russia nel consiglio di sicurezza dell'ONU rappresenta un enorme impedimento per l'efficienza dell'organizzazione internazionale.