È il duello finale prima del voto di domenica 7 maggio. In diretta televisiva su TF1 e France2, il leader 39enne di "En Marche!" e la 48enne Marine Le Pen, a capo del partito di estrema destra "Front National", si daranno battaglia sui temi che più stanno a cuore ai francesi: identità nazionale, immigrazione, il ruolo della Francia in Europa e la sua permanenza nella zona euro, lavoro ed economia. I cittadini transalpini si aspettano un dibattito durissimo, un duello all’ultimo sangue in cui i due antagonisti non si risparmieranno reciproci attacchi personali. Sarà l’atto decisivo per l’esito del ballottaggio di domenica.

Il candidato di En Marche!

Dato come favorito con il 59% delle preferenze, la corsa di Emmanuel Macron all’Eliseo è rallentata dal partito degli astensionisti, che rappresentano tra il 22 e il 28% dell’elettorato francese, i quali hanno riassunto il proprio punto di vista sui due candidati con lo slogan "tra peste e colera", diffuso per le piazze in occasione della festa del primo maggio. Ciò che non piace del leader della sinistra, a una parte degli elettori francesi, è sia il suo passato da banchiere di successo della banca Rothschild, sia la sua carica di ministro dell’economia nel secondo Governo Valls, quando sostenne la contestatissima legge sul lavoro. Cavallo di battaglia della Le Pen contro il suo rivale, sono proprio questi due punti cardine, che "macchiano" la faccia da bravo ragazzo di sinistra del fondatore di "En Marche!".

Macron viene dipinto dalla leader di destra come il candidato dell’establishment, il paladino della globalizzazione che toglie posti di lavoro ai francesi, e il pupillo di Hollande, pensiero tra l’altro riassunto dalla Le Pen su Twitter con il cinguettio: "Se si trova in difficoltà, può sempre chiamare Hollande, che venga a tenergli la manina.

Non mi lamenterò".

La leader del Front National

Marine Le Pen poggia la sua speranza di salire i gradini dell’Eliseo proprio sul partito degli astensionisti. Se stasera riuscirà a convincere quell’elettore indeciso su quattro a recarsi alle urne e a dare la sua preferenza al "Front National", riuscirebbe ad aggiudicarsi la poltrona da Presidente.

Sono infatti 18 i punti percentuali che la separano da Macron. Convincere l’elettore francese che non ha voglia di andare a votare perché considera entrambi i candidati troppo lontani dalle sue aspettative, è quindi la carta vincente che resta da giocare alla leader dell'estrema destra. Il candidato di "En Marche!", dal canto suo, darà dura battaglia alla rivale, sfidandola sulle idee "pericolose" su cui poggiano le soluzioni proposte per risolvere la crisi economica e sociale in cui versa la Francia.

Il candidato di sinistra punta soprattutto sull’idea di Le Pen inerente un probabile ritiro della Francia dallo spazio della moneta comune europea e un ritorno al franco, malvista da molti elettori.

La nipote della leader del Front National, Marion Marechal-Le Pen, ha cercato di attutire il colpo inferto da Marine sull’euro nello scorso fine settimana, affermando che se anche si dovessero avviare le procedure per un'eventuale rinuncia francese alla moneta, i negoziati con Bruxelles durerebbero anni. Ma zia Marine non ci sta, e ieri sera ha dichiarato di voler mantenere tutte le promesse fatte in campagna elettorale: se dovesse vincere le elezioni di domenica prossima, convocherà subito un referendum per consultare i francesi sulla reintroduzione del franco.

Il dibattito televisivo in diretta su TF1 e France2

Il panorama politico francese è molto cambiato negli ultimi 15 anni. Nel 2002 Jean-Marie le Pen - padre di Marine - al ballottaggio sfidò ad un confronto televisivo il candidato conservatore poi eletto, Jacques Chirac, il quale si rifiutò di intervenire, dichiarando di non voler essere coinvolto in un dibattito che poteva "normalizzare l’odio e l’intolleranza".

Ma erano tempi decisamente diversi, non vi erano state le stragi che hanno colpito la Francia negli ultimi anni, l’euro era stato appena introdotto e la crisi economica era là da venire. Oggi un rifiuto di Macron ad un confronto televisivo sarebbe impensabile non solo per il 21,3% di preferenze raccolte al primo turno del 23 aprile dalla candidata di estrema destra, ma anche per il clima diverso che si sta respirando attualmente in Europa. Le elezioni francesi possono essere considerate come la cartina di tornasole dello spostamento degli assetti politici europei: non tener conto della presa che i partiti di estrema destra stanno avendo sugli elettori, significherebbe nascondere la testa sotto la sabbia. Un suicidio politico per molti leader di sinistra.