Nella puntata di giovedì 4 maggio di PiazzaPulita su La7 è intervenuto il professor Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale e già fra i principali animatori dei comitati per il NO al Referendum costituzionale dello scorso dicembre, il quale ha parlato di diversi temi di attualità politica.

'Primarie? Personalizzazione non rafforza chi vince, ma fa sì che gli altri si coalizzano contro di lui'

Sulle recenti Primarie del Pd ha detto: "Aver portato al voto 1,8 milioni di cittadini non è una cosa da poco e questo deve essere riconosciuto, anche se è vero che rispetto alla precedenti Primarie vi è stata una rilevante riduzione di partecipanti.

E' apprezzabile che un partito si apra con le Primarie, soprattutto in un periodo in un cui le leadership dei partiti sono particolarmente fragili: vent'anni fa nessun partito avrebbe mai pensato a questo strumento, erano i vertici a decidere e gli elettori si regolavano di conseguenza; ma erano altri partiti. Il fatto quindi che alcuni partiti si aprano in questo modo è un buon segno, mentre per un altro verso è un segno di debolezza. Va detto che queste Primarie non erano però aperte in modo paritario fra tutti i candidati: c'era un leader che aveva bisogno di una rivincita, anche interna al suo partito. Dall'esterno questo può essere apprezzabile come una prova democratica, ma dall'interno non ha avuto quel significato; si votava pro o contro Renzi: il voto dato agli altri due candidati è intanto un voto negativo verso di lui.

La competizione politica sta assumendo sempre più una dimensione personalistica. Questa diminuzione dell'affluenza è anche determinata dal fatto che molte persone non hanno voluto partecipare a questa iper-personalizzazione. Le Primarie non dovrebbero essere un'incoronazione".

Quali conseguenze possono esserci quindi per il PD e per Renzi?

"Se le Primarie hanno un significato di investitura di un leader, poi questo leader personalizza su di se' l'attenzione del corpo elettorale e come prima conseguenza produce che tutti gli altri si coalizzano contro di lui. Quando c'è un esponente particolarmente esposto in questa politica personalizzata, l'effetto è che tutti gli si oppongono.

C'è un'eterogenesi dei fini: si può pensare che personalizzando ci si rafforza, ma in realtà invece ci si rafforza solo nel proprio ambito e nel proprio partito, ma fuori invece si rischia di coagulare gli avversari. Queste Primarie del PD hanno causato anche delle controversie interne, con elettori portati a votare e voti contestati: ecco, da 60 anni in Italia si richiede una Legge sui Partiti che garantisca la trasparenza e la democraticità nella selezione della classe politica, ma non si è mai approvata. Non ci stupiamo poi se avvengono questi casi di opacità e se viene allontanata l'opinione pubblica: il rischio è che alle Primarie ci siano solo i fedelissimi, magari funzionari di partito o loro parenti".

Cos'ha imparato Renzi dalla sconfitta del 4 dicembre? "Non voglio fare il gufo, ma mi verrebbe da dire che ha imparato poco, non solo e non tanto lui ma tutti quelli che hanno messo in piedi quell'operazione. Toccare la Costituzione è toccare una materia incandescente perché chi si propone come autore di una profonda revisione propone se' stesso come leader politico della stagione successiva e se questo leader è forte e personalizzato, si coagulano i contrari a quell'operazione di potere di natura plebiscitaria. Cambiare la Costituzione si può, ma solo in un contesto che unisce e che non divide."

'Proporzionale è nell'interesse di tutti. No a inciuci, sì a collaborazione fra partiti'

Parlando delle prossime Elezioni politiche e di legge elettorale, ha detto: "La proporzionale oggi è nell'interesse di tutti i maggiori partiti, un sistema bipolare si poteva immaginare quando esistevano due raggruppamenti che si fronteggiavano, ma oggi siamo in una situazione del tutto diverso.

L'obiettivo è quello di occupare posizioni strategiche in modo da poter trattare con le altre forze. La legge elettorale non deve essere per i partiti ma per i cittadini, essa spesso viene fatta nella prospettiva del "Chi ci guadagna?" mentre invece deve innanzitutto essere semplice e chiara per i cittadini, i quali devono sapere come verrà computato il loro voto. Non con tutti i marchingegni del passato (soglie, premi di maggioranza, desistenze...); che sia maggioritaria o proporzionale ci sono dei criteri di giustizia elettorale a cui bisogna attenersi: i cittadini chiedono chiarezza e non che il loro voto venga macinato nelle macchine elettorali".

Cosa pensa delle possibili future alleanze?

"Il partito di Governo dice che con l'attuale norma saranno necessari inciuci (probabilmente col centrodestra), ma i patti elettorali non sono necessariamente inciuci, la democrazia si basa su accordi e compromessi. Gli inciuci sono quelli che si fanno nelle segrete stanze scambiandosi favori e di cui gli elettori sono all'oscuro (vedi il Patto del Nazzareno); quelli che dicono di essere costretti a fare l'inciucio pensino a se' stessi, perché se esso si farà è perché sono loro a volerlo. Io auspicherei invece che i partiti portassero ai cittadini un programma di 5-6 o 10 cose concrete e poi si dicessero pronti a collaborare per realizzarli".

'Il M5S è aventiniano ma rischia di sterilizzare i propri voti e di svuotarsi progressivamente'

Mentre parlando del Movimento 5 Stelle, Zagrebelsky ha detto: "La posizione aventiniana di chi si ritira su un colle da duro e puro, non volendo avere a che fare con la bassura di chi sta sotto, è intanto un modo per sterilizzare il gran numero di voti che il M5S prende; ma se alla lunga esso non riesce a prendere il potere da solo, rischia di svuotarsi progressivamente. Inoltre da costituzionalista l'idea che un partito prenda il potere tutto quanto insieme per se' mi spaventa: ricordo che De Gasperi nel '48 aveva i numeri per fare un Governo solo democristiano disse di No per evitare una 'dittatura di partito' e preferì allearsi con le forze più vicine".

Infine sulla possibilità che esponenti della società civile e intellettuali possano collaborare con un futuro Governo 5 Stelle, Zagrebelsky ha risposto: "In Italia vi è tendenza a salire sul carro del vincitore, ma colpisce che questo non è accaduto verso il M5S nonostante la sua forza e la sua possibilità di vincere: se esso si ponesse come forza di Governo, pagando il prezzo di allearsi con chi condivide alcuni punti programmatici, questa distanza e diffidenza della società civile e degli intellettuali, probabilmente cadrebbe."