Kim Jong-un per certi versi ricorda un personaggio cinematografico. I suoi deliranti proclami e quelle imponenti parate di orwelliana memoria lo fanno apparire quantomeno pittoresco agli occhi dell'Occidente. Alcuni lo definiscono "un folle", ma il dittatore nordcoreano, al contrario, mostra una strategia che, sebbene sfrontata, ha contorni piuttosto lucidi. Riteniamo sia consapevole che il suo Paese non può affrontare da solo la potenza militare americana: ai tempi della Guerra di Corea negli anni '50, il futuro 'presidente eterno' Kim Il-sung, nonno dell'attuale leader, venne supportato da Cina ed URSS nel suo sforzo militare contro gli States.

Kim Jong-un non è altrettanto fortunato, il colosso sovietico non esiste più e l'alleato più fedele, la Cina di Mao, oggi è un Paese che ha aperto le porte al mondo occidentale e, nel contempo, lo ha invaso dal punto di vista commerciale. Tuttavia la Corea del Nord non è neppure la 'tigre di carta' che in molti avevano frettolosamente descritto, i recenti test missilistici ne hanno comprovato tutti i progressi nella sperimentazione di armi balistiche ed il possesso accertato di testate nucleari rendono il piccolo Stato comunista un 'nemico' che nessuna superpotenza attaccherebbe a cuor leggero, nemmeno quella americana. La guerra fredda tra Pyongyang e Washington, o meglio tra Kim Jong-un e Donald Trump, prosegue ed andrà avanti fino a quando qualcuno non tirerà la corda in maniera irreversibile.

A quel punto sarebbe auspicabile l'avvio di un dialogo e non di una guerra, il problema è che entrambi vogliono dettare le condizioni.

Il lancio multiplo di missili

Pyongyang sta passando in rassegna tutto l'arsenale a disposizione. Gli ultimi quattro lanci hanno riguardato altrettanti modelli diversi di vettore. Il più 'terrificante' è stato certamente quelo del missile Hwasong 12, a medio-lungo raggio in grado di percorrere fino a 4.500 km.

Poi, nell'ordine, sono stati testati un missile a medio raggio ed uno Scud che rappresenta, però, l'evoluzione del tradizionale missile sovietico messo a punto negli anni '60. L'ultima esibizione di forza è un lancio multiplo: sono missili terra-acqua il cui test per la prima volta non ha violato le risoluzioni ONU. La Corea del Nord ha voluto lasciar intendere di poter colpire a proprio piacimento le navi americane nel Mare del Giappone.

ma non è un caso che il lancio sia stato ordinato nel momento in cui è in corso un avvicendamento nelle medesime acque nipponiche. La flotta capeggiata dalle portaerei 'Carl Vinson' e 'Ronald Reagan' ha terminato la sua esercitazione congiunta con la marina militare sudcoreana: se lo scopo principale era quello di intimidire Kim Jong-un, allora è miseramente naufragato. Anche dinanzi alla massiccia presenza di natanti 'nemici', il regime ha proseguito i suoi test missilistici e non si è scostato di millimetro dalla sua politica di sviluppo nucleare. Ora che la 'armada' di Trump si sta allontanando dalla penisola coreana, giungono i missili di Kim quasi a voler 'segnare' il territorio.

Arriva la Nimitz

In base ai piani del Pentagono, la Vinson tornerà in patria, mentre la Reagan sarà di stanza in Giappone e, dunque, a poca distanza dalla penisola coreana. A sostituire la prima potrebbe arrivare la USS Nimitz, uno dei colossi della marina militare degli States, protagonista in passato di azioni militari nel Golfo della Sirte ed in entrambe le guerre in Iraq. L'approdo della storica nave a stelle e strisce nel Mare del Giappone non sarà immediato, anzi non è previsto dal piano originale. Il mese prossimo la citata portaerei sarà impegnata in un'esercitazione nell'Oceano Indiano con le forze navali di India e Giappone, poi farà rotta verso il Golfo Persico. Naturalmente potrebbe essere dirottata verso la penisola coreana qualora la situazione precipitasse nuovamente, come già accaduto lo scorso aprile.

Lo stop del sistema THAAD

Siamo dell'avviso che, con il lancio di missili terra-acqua, Kim Jong-un abbia voluto celebrare anche un altro evento favorevole. Riguarda l'installazione del sistema antimissili THAAD in Corea del Sud che, allo stato attuale, è sospeso dal governo di Seoul per accertare i possibili danni ambientali dello stesso. Detto rischio, alla luce delle ultime notizie diffuse dal media sudcoreani, sarebbe stato omesso al nuovo presidente Moon Jae-in e l'ordine di non rivelarlo rientrebbe nell'accordo tra la precedente amministrazione sudcoreana e gli Stati Uniti.

Kim ha motivi per sorridere

Di motivi per esprimere la propria soddisfazione, pertanto, il leader nordcoreano ne ha tanti.

Ad iniziare da una 'armada' che ha sparato a salve e che, a parte l'ingombrante presenza, non aveva certamente la missione di provocare un 'incidente' con Pyongyang che potesse far scoppiare una guerra. Il 'caso THAAD' potrebbe invece mostrare qualche crepa nei rapporti tra Washington ed il nuovo presidente di Seoul che, al contrario, ha teso più di una volta la mano nei confronti del 'cugino' comunista. La mano, ad essere sinceri, era stata tesa anche da Trump, ma Kim si è guardato bene dal tendere la sua: lo farà soltanto se sarà messo con le spalle al muro, non riteniamo voglia la guerra ed è meno 'pazzo' di come l'opinione pubblica occidentale lo dipinge. Il giovane dittatore ha compreso fino a che punto può spingersi e, finora, è stato un margine piuttosto ampio.

Dall'inizio del 2017 sono stati dieci i test missilistici di Pyongyang, dopo il famoso discorso pronunciato ad inizio anno da Kim Jong-un in cui aveva dichiarato apertamente l'obiettivo di sperimentare un arma in grado di colpire gli Stati Uniti con una testata nucleare.

Pyongyang lancia i missili, Trump 'twitta'

L'arma favorita di Donald Trump, invece, è quella che lo identifica meglio, il suo account Twitter da quale il presidente degli Stati Uniti aveva risposto alle minacce di Kim con un prosaico "non succederà". Nel frattempo, il regime nordcoreano ha proseguito i test e Trump ha tentato di mostrare i muscoli: prima ha sganciato la 'superbomba' in Afghanistan in una presunta operazione anti-Isis che, in realtà, era un messaggio diretto a Pyongyang.

Poi ha avviato le operazioni navali 'intimidatorie'. Lo ha fatto inutilmente, perché l'avversario ha proseguito tanto i lanci quanto il suo programma di sviluppo nucleare e si è mostrato indifferente anche alle minacce della Cina, l'unica nazione che, teoricamente, potrebbe calmare i 'bollori' di Kim Jong-un in quanto l'economia nordcoreana è fortemente dipendente da Pechino. Sarebbe falso, però, affermare che gli Stati Uniti non stiano cercando le dovute contromisure. Oltre al sistema antimissili THAAD, la cui installazione in Corea del Sud è stata fermata, il Pentagono ha annunciato la messa a punto di una potente arma di difesa che sarebbe in grado di intercettare anche i missili intercontinentali.

Da ciò, dobbiamo quindi dedurre che il piccolo Stato comunista, il dittatore da commedia demenziale, l'uomo sul quale circolano un numero infinito di 'leggende metropolitane' alcune delle quali hanno l'obiettivo di metterlo in ridicolo, 'il pazzo' Kim Jong-un sia dunque riuscito a mettere paura all'America? I fatti sembrano confermarlo, ma al di là di tutto risulta evidente che l'attuale gestione della crisi coreana abbia messo in luce ancora una volta, l'assoluta inadeguatezza politica e strategica del miliardario diventato presidente.