L'ormai imminente approvazione di una nuova legge elettorale proporzionale con sbarramento al 5% impone a diverse forze politiche minori di trovare strategie elettorali per superare tale soglia e inevitabilmente molte di esse saranno costrette a cartelli ed alleanze elettorali. Tutto questo è vero per le forze che che collocano ad esempio a sinistra del PD, così come per quelle della destra radicale ma anche per l'ampio mondo che si colloca al centro dello scacchiere politico, ovvero nel pieno solco della tradizione cattolica, moderata e liberale.

Le forze centriste si organizzano per superare il 5%

A prescindere dalla precipitazione della nuova legge elettorale e del possibile voto autunnale, i leader di alcune delle forze politiche centriste e liberali avevano già avuto un primo momento di incontro lo scorso 8 aprile. A tale meeting avevano partecipato Angelino Alfano di Alternativa Popolare, Pierferdinando Casini coi suoi Centristi per l'Europa (di cui fa parte anche l'attuale ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti), Enrico Zanetti, leader di Scelta Civica- Cittadini per l'Italia e Flavio Tosi, sindaco uscente di Verona e leader del movimento Fare!. I quattro decisero già all'epoca di stringere un accordo politico in vista delle Elezioni politiche ed avevano anche parlato esplicitamente di elezioni primarie da svolgere in autunno per decidere il nome del leader della nuova formazione in vista del voto che, all'epoca, sembrava doversi tenere a scadenza della Legislatura a inizio 2018.

Intanto però sono passati due mesi ma sembra trascorsa un'era geologica, anche perché nessuno in quel momento poteva ipotizzare né un imminente accordo sulla legge elettorale, né uno sbarramento così alto come quello collocato al 5%. Le possibili elezioni politiche anticipate, collocate presumibilmente in autunno, sembrerebbero quindi come prima cosa far saltare le possibili primarie della lista dei moderati; o comunque farle eventualmente tenere in modo "lampo" al rientro delle vacanze estive.

Ma ciò che non sembra essere in discussione è l'obiettiva necessità delle succitate formazioni di riunirsi in una sola lista per superare lo sbarramento. Il progetto di una lista unitaria dei centristi, moderati e liberali insomma va avanti, anche perché politicamente non sembrano esserci alternative praticabili per i vari contraenti.

Da questo punto di vista nei giorni scorsi Alfano ha dichiarato che il 5% è "alla nostra portata e sarà la scintilla per produrre quell’aggregazione di centro, popolare e moderna, che fin qui avevamo con fatica cercato senza riuscire nell’intento". Anche Scelta Civica che terrà la direzione nazionale il 13 giugno dopo il voto amministrativo annuncia di dover discutere in tale sede del "tema delle possibili aggregazioni per i liberal-democratici italiani con altre forze, in vista delle elezioni politiche".

Che cosa fanno l'UDC e ALA di Verdini?

Intanto uno sbarramento elettorale così alto, appunto imprevedibile fino a due mesi fa, dovrebbe far rientrare nel progetto unitario dei moderati e centristi italiani anche l'UDC che infatti per bocca del segretario nazionale Lorenzo Cesa ha recentemente dichiarato: "C’è nel nostro Paese una grande area di elettori che oggi non va a votare perché non si riconosce negli attuali partiti.

C’è l’esigenza di riorganizzare una forza di Centro popolare, magari con una leadership nuova, per essere un punto di riferimento per tanti italiani che, oggi, non si sentono rappresentati in Parlamento”. Il partito centrista diversamente dai soggetti precedentemente elencati non fa più parte della maggioranza di Governo, anche dopo la decisione di votare NO al referendum costituzionale del 4 dicembre, e non aveva partecipato all'incontro unitario dell'8 aprile, ma il movimento di Cesa ha sacche di voti ancora importanti in alcune aree del paese, che potrebbero essere decisive nel progetto unitario dei moderati.

Andrà poi capita in questo scenario la collocazione elettorale di ALA, il movimento di Denis Verdini, uno dei pochi nell'area centrista che ha espresso apprezzamenti per la nuova legge elettorale, che secondo il senatore favorirebbe in modo positivo un accordo fra Renzi e Berlusconi.

Una possibile alleanza di Governo che comunque dopo il voto potrebbe vedere evidentemente interessata appunto anche tutta la suddetta l'area di centro e moderata, la quale se riuscisse a superare lo sbarramento del 5% sarebbe il trait d'union ideale di un possibile accordo fra PD e Forza Italia.