Si è raggiunto il compromesso, la legge elettorale si farà: l'improbabile accordo tra Pd, M5s, Forza Italia e Lega Nord vede trionfare il famoso "modello tedesco", un proporzionale con soglia di sbarramento posta al 5%. L'effettivo collante di questa inaspettata alleanza sarebbe il desiderio, senz'altro comune a Renzi, Berlusconi, Grillo e Salvini, di ottenere lo scioglimento anticipato delle camere, Mattarella permettendo, e di andare così alle urne.

L'emendamento e il voto in Senato

Se il 30 maggio, giorno in cui si è raggiunto effettivamente l'accordo, si è posto il 7 luglio come limite ultimo per la discussione in senato.

Il giorno successivo è stato presentato da Fiano, a nome delle quattro forze politiche in gioco, l'emendamento definitivo che dovrebbe permettere alla legge di essere discussa entro la prima settimana di giugno. L'emendamento comprenderebbe anche il disegno dei seggi, ulteriore indicatore di quanto i partiti siano portati a spingere sull'acceleratore per raggiungere al più presto le Elezioni anticipate, già in autunno a sentire Renzi.

Le posizioni interne ai partiti

Verso l'ora di pranzo del 31 maggio è arrivato il via libera da Arcore, Berlusconi ha accettato l'emendamento presentato da Fiano praticamente a scatola chiusa. Salvini ha sommessamente alluso all'inciucio, senza però discostarsi dalla riforma, indubbiamente comoda per il leader leghista.

Nel Movimento 5 Stelle non vi è univocità, molti si dimostrano a favore della legge, mentre altri attendono di prendere visione dell'emendamento per potersi effettivamente esprimere in merito. La resistenza più forte Renzi l'ha trovata in casa, come c'era da aspettarsi. Durante la direzione del PD, tenutasi il 30 maggio, ha incontrato l'opposizione di 31 esponenti del partito di area orlandiana.

La sinistra non renziana

Per quanto riguarda le aree di sinistra esterne al PD, o ad esso interne ma discostate dalla linea di partito, importante è la volontà di Pisapia, ex Sindaco di Milano, di convogliare tutto il centro sinistra non renziano sotto un'unico vessillo. Tale alleanza, sostenuta anche da Orlando, sarebbe però indebolita dalla legge elettorale, almeno secondo Pisapia, poiché molti la sottoscriverebbero non a causa di un'ideale politico comune, ma per una questione di sopravvivenza.

Grandi assenti sono D'Alema e Bersani, che non si sono ancora espressi nel merito della riforma e della neonata intesa quadripartitica.

La rottura tra Renzi ed Alfano

Il sistema proporzionale con lo sbarramento al 5% favorisce i movimenti politici numericamente più consistenti, sfavorendo i partiti più piccoli, che per sopravvivere sarebbero costretti a stringere alleanze con altri movimenti. A detta di Renzi ciò priverebbe partiti minori del loro potere ricattatorio che frena l'iter decisionale e legislativo.

Alfano, piuttosto toccato poiché leader di Alternativa Popolare, accusa Renzi di voler limitare la scelta democratica. Il segretario del PD ha però l'ultima parola. Egli ha condannato l'ostruzionismo di Alfano poiché d'impedimento, lasciando intendere che, dopo anni al governo, la mancanza di votanti sia solamente una sua responsabilità.

La rottura tra i due è ormai quasi certa.

Non sono poche quindi le polemiche che ammantano l'avvento di questa nuova legge elettorale, ancora priva di un nome (il più gettonato pare essere Italianellum), ma sempre più concreta. Raggiunto l'accordo già aleggia sul panorama politico italiano lo spettro delle nuove elezioni ed i politici sembrano essere ormai entrati nel vivo della campagna elettorale.