"Sono di media statura, ma non vedo giganti attorno a me". La frase è tra la tante pronunciate da Giulio Andreotti, il riferimento ai 'giganti' è da intendersi nel contesto dello 'spessore politico' degli avversari. Matteo Renzi in realtà ha una statura fisica superiore alla media, ma ugualmente non è circondato da 'giganti' della politica. La sua uscita di scena, la notte tra il 4 ed 5 dicembre 2016 dopo la bocciatura della riforma costituzionale sancita dal referendum, era naturalmente temporanea e gli ha consegnato un'immagine di coerenza con quanto affermato nei mesi precedenti.

In realtà ha mostrato un certo acume: presentarsi da leader sconfitto alla guida di un governo pur sostenuto da una maggioranza, sarebbe stato un gesto sconsiderato. Pertanto, dimettersi e lasciare il timone ad un fedelissimo come Paolo Gentiloni, mantenere quasi intatta la squadra di governo con qualche piccolo accorgimento ed incassare la scontata fiducia delle Camere era l'unica via percorribile. Nei mesi trascorsi, l'ex premier ha radunato le truppe. Il PD ha rinunciato con pochi rimpianti ai 'ribelli del 4 dicembre', coloro che non hanno sostenuto la riforma Boschi, l'ennesima scissione del centrosinistra italiano. E visto la cronica assenza di 'giganti', tradotti in avversari degni di nota (men che meno all'interno del suo partito), Matteo Renzi si è ripreso il PD senza colpo ferire.

Ora vuole le urne, sarebbe una 'prima volta' se consideriamo che non era candidato alle ultime elezioni politiche, ed è consapevole che il paravento del governo Gentiloni è diventato un peso.

Legge elettorale: maxi-emendamento in commissione

La notizia di ieri sera riguarda la tanto discussa legge elettorale 'alla tedesca' che ha trovato la convergenza delle maggiori forze politiche italiane.

'Tedescum', 'Tedeschellum', 'Italianellum', siamo tutti un pò stanchi di questi cacofonici latinismi. Ciò che conta è che il maxi-emendamento voluto da PD, Forza Italia e Movimento 5 Stelle, arricchito da un altro emendamento che ridisegna i collegi, è stato depositato in commissione Affari costituzionali. La nuova normativa approda in aula il 5 giugno e, se tutto va come previsto, il voto si potrebbe avere nella giornata del 14.

Se la nuova normativa venisse approvata, i tempi per le elezioni politiche potrebbero accorciarsi, in ogni caso sembra improbabile che il governo Gentiloni giunga alla scadenza naturale del suo mandato nel prossimo anno.

Duello Renzi-Alfano

A dare maggior credito all'ipotesi di un esecutivo con i giorni contati, è l'evidente frattura tra Matteo Renzi ed Angelino Alfano. La larga intesa che aveva consentito la governabilità del Paese da parte degli ultimi esecutivi di centrosinistra, si è arenata sulla legge elettorale e, in particolare, sulla soglia di sbarramento al 5 %. Una questione contestata da Alfano il cui partito, ovviamente, non arriva a tale percentuale. Entrambi erano ospiti a "Porta a Porta", dove Renzi ha lasciato a casa il fioretto ed ha preso direttamente la balestra.

"Dopo sei anni al governo, sei stato ministro di tutto - ha detto, rivolto al leader di Alternativa Popolare - e non riesci nemmeno a prendere il 5 %? Evidente che non possiamo bloccare tutto", sottolinea in riferimento alla legge elettorale. I toni di Alfano sono stati altrettanto duri. "Insulta e non risponde, ha intenzione di far cadere anche il governo Gentiloni?" è la domanda provocatoria del ministro degli esteri, che chiude con un altrettanto spavaldo "ho l'impressione che ci rivedremo in parlamento". Al di là della scontata audience televisiva, l'oggetto del contendere è una normativa che non ha il favore del leader di AP. Difficile che si possa sanare il crac e, con esso, la falla aperta nello scafo dell'attuale esecutivo.

Ma sebbene l'atteggiamento di Matteo Renzi sia quello di un segretario di partito già in campagna elettorale, lui lo smentisce. "Non ho alcuna fretta: potevo restare al governo, ma mi sono dimesso. Non ho alcuna paura, sono altri che hanno paura. Riguardo alla legge elettorale, dico soltanto che non possiamo farci ricattare dai piccoli partiti".

'Terrorismo psicologico'

L'ex premier ne ha per tutti, per alleati o presunti tali come nel caso di Alfano, ma anche per gi avversari. Coloro che evocano addirittura lo spettro di una 'troika' sull'esempio della Grecia, nel caso in cui non si arrivi entro luglio ad apportare un correttivo ai conti pubblici. "Chi scatena queste paure fa terrorismo psicologico - dice Renzi - ma in realtà è solo una barzelletta".

Eppure, un rischio palese che non viene assolutamente risolto dalla nuova legge elettorale, è quello della governabilità del Paese senza larghe intese. In tanti prospettano un'alleanza tra PD e Forza Italia. "Non è mica scontato - afferma ancora Matteo Renzi - e dipenderà dai numeri che ci saranno in parlamento. Magari l'accordo lo fanno Grillo, Berlusconi e Salvini, oppure qualcuno prende il 40 % dei voti ed avrà il 50 % dei seggi". Inutile evidenziare si tratta di fantascienza, nessuna delle forze politiche attuali si avvicina a tale percentuale. Se la 'troika' è una barzelletta, la possibilità che un voto anticipato al prossimo autunno lasci l'Italia senza un vero governo è palpabile. Il nodo di tutta la questione diventerebbbe la legge di bilancio, da approvare a dicembre.

"Non vedo il problema - ha incalzato l'ex presidente del Consiglio - perché se vai a votare ad ottobre, il bilancio lo approva il nuovo governo. Se ci fossero problemi di maggioranza, ci sarebbe ancora il governo Gentiloni in grado di predisporre la manovra".

Compromessi e 'giganti'

L'impressione è che Matteo Renzi giochi a carte scoperte. La 'notte dei lunghi coltelli' in seno a quella che era la sua maggioranza ha preso il via da tempo e non sta risparmiando nessuno. Renzi ha dunque intenzione di 'scaricare' Alfano? Sembra più di un'intenzione, alla luce del clima recente. Il timore, in qualunque data si vada al voto, resta però quello di una maggioranza impossibile da comporre, a meno di un'inedita alleanza tra PD e Forza Italia che farebbe gridare al 'compromesso storico'.

Il premier del quarto più lungo governo italiano di sempre è dunque pronto a ridiscendere in campo, ma in realtà il campo non lo ha mai lasciato, consapevole di non avere 'giganti' intorno. Resta ancora da verificare la sua effettiva statura, la sensazione è i 'giganti della politica' siano una razza che nel Belpaese è estinta da qualche decennio.