Se non altro, Matteo Renzi e Beppe Grillo hanno qualcosa in comune. Con le rispettive debacle alle elezioni amministrative hanno avuto il merito di rivitalizzare Silvio Berlusconi. Che poi i grillini stiano cercando di travisare la realtà, puntando il dito contro un PD che, certamente, ha deluso le aspettative ai ballottaggi, fa parte di un consumato copione al quale, probabilmente, non credono più nemmeno gli stessi leader di una forza politica che passa alla storia di questa tornata elettorale nel ruolo di grande sconfitto. Torniamo però a ripetere che molto raramente, in tempi di Seconda Repubblica, il voto amministrativo e quello politico sono stati omogenei.

La vera battaglia è ancora sine die, ed il Movimento 5 Stelle ha parecchie cartucce da sparare in tal senso. Il bersaglio del 40 % è comunque pura utopia, ma questo vale per tutti i partiti. Per cui, se si votasse domani per il rinnovo del parlamento, un nuovo governo di larghe intese rimane l'unica soluzione per dare stabilità al Paese.

Alleanza clamorosa, ma non troppo

Tanto Matteo Renzi quanto Silvio Berlusconi hanno escluso un governo in comune. L'unica intesa che intendono discutere riguarda la legge elettorale, di fatto le prove generali sono già andate in scena con il ben noto naufragio. La strana coppia, però, ha parecchio in comune anche ad occhio nudo: entrambi tendenti al centro, ambedue indirizzati verso una politica europeista e moderata.

Il PD oggi è ancora in grado di marciare da solo, ma non ha i numeri per governare il Paese. Certamente è un grave difetto, ma come già sottolineato è caratteristica comune di tutti gli schieramenti. Forza Italia al contrario ha bisogno delle alleanze con la Lega e Fratelli d'Italia anche per le battaglie di minori dimensioni, lo dimostrano ampiamente i risultati delle amministrative.

Ma sono apparentamenti scomodi per il Cavaliere, la cui solidità è tutta da verificare. Forza Italia non è più da tempo il primo partito italiano, Matteo Salvini ha pretese da leader: la frattura è sempre dietro l'angolo. Renzi e Berlusconi hanno poi un comune nemico, quel M5S che il leader forzista non esita a paragonare ai 'comunisti' che, a suo dire, lo spinsero alla famosa discesa in campo del 1994.

Un fronte comune PD-Forza Italia, con il sostegno di altre frazioni parlamentari, consentirebbe di ottenere la maggioranza dei seggi e relegare all'opposizione i temuti grillini. Matteo Renzi e Silvio Berlusconi hanno già smentito qualunque ipotesi di alleanza, compromesso o 'inciucio', ma siamo convinti che entrambi possano vagliare questa eventualità.

La legge elettorale, base di partenza per il compromesso

La legge attuale con la quale gli italiani andrebbero a votare per il rinnovo del parlamento si basa sul proporzionale e qui i due leader si scrutano a distanza. Berlusconi ha sottolineato, dati delle amministrative alla mano, come il centrodestra unito sia ancora in grado di vincere ed il progetto è sposato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni in grado di dettare inevitabilmente le proprie condizioni al Cavaliere.

In merito alla leggere elettorale, Salvini insiste per l'appunto su una normativa maggioritaria che premi le coalizioni, perché in caso contrario le stesse non hanno alcun valore. Berlusconi 'nicchia' e si guarda intorno, potrebbe attendere segnali dall'accampamento del PD. Quanto a Matteo Renzi, ci sono ben pochi alleati affidabili in giro, ad iniziare da quella sinistra che sta cercando di riunire truppe logore rispolverano addirittura l'Ulivo. Possibile, a questo punto, che la riapertura del dibattito sulla legge elettorale possa costituire l'occasione di intavolare un dialogo.

Quale credibilità verso gli elettori?

Abbiamo discusso di fantapolitica? Forse, ma anche no. Non erano fantasie quelle prospettate qualche mese fa dal capogruppo del PD al Senato, Luigi Zanda, che dinanzi al 'pericolo' M5S aveva parlato di "forze democratiche che, nonostante le distinzioni, devono trovare dei punti minimi in comune".

Il riferimento piuttosto esplicito era ad un'eventuale alleanza con Forza Italia. Al momento, però, fanno fede le dichiarazioni di Renzi e Berlusconi: entrambi mirano al governo e nessuno dei due è disponibie a condividerlo con la controparte, almeno sulla carta. Questione di credibilità: oggi il progetto ne avrebbe ben poca agli occhi degli elettori la cui fiducia nella politica è in costante ribasso. Lo testimonia il numero sempre più alto di astenuti alle varie tornate elettorali. C'è da chiedersi, se davvero nascesse un asse 'renzusconiana', quale effetti provocherebbe ai cittadini-elettori. A prima vista, potrebbe avere il potere di far perdere un'attendibilità che, per la politica italiana, è già ai minimi storici.

Sorgerebbe con la palese motivazione di dare un governo al Paese e con l'altrettanto palese verità di ottenere quei seggi che consentirebbero ad entrambi di tornare al governo, sia pure in coabitazione. Sarebbe un nuovo compromesso storico? Piano con i paragoni: quello autentico che fa parte, per l'appunto, della Storia d'Italia, aveva avvicinato leader forgiati da diverse scuole di pensiero, quando ancora esisteva l'ideologia politica. Erano però capi di partito di ben altro spessore che, per quanto discussi e discutibili, possedevano ancora larghi tessuti di credibilità dei quali, oggi, non è rimasto nemmeno uno straccio.