La manifestazione convocata domenica scorsa, 18 giugno, al teatro Brancaccio di Roma, si propone come finalità quella di dare vita ad una lista unitaria dei movimenti e dei partiti alla Sinistra del Pd di Matteo Renzi. Animatori dell’incontro sono stati la costituzionalista Anna Falcone e il professore Tomaso Montanari. A due giorni da quella riunione non sono certo stati risolti i nodi su quale forma e quale struttura dovrebbe darsi questa nuova sinistra. A riaprire il dibattito ci pensa uno dei decani del giornalismo italiano, Paolo Mieli, prima con un articolo sul Corriere della Sera e poi con una intervista al Fatto Quotidiano, in una sorta di botta e risposta con Montanari.

Sostanzialmente, Mieli propone elezioni primarie per la scelta di una leadership forte come quella di Enrico Letta. Ma lo storico dell’arte di primarie non vuole nemmeno sentire parlare.

La proposta di Mieli

Secondo l’ex direttore del Corriere, la “questione dirimente” che incombe sulla nuova Sinistra è il rapporto inconciliabile tra chi ha votato Si e chi No al referendum costituzionale del 4 dicembre. Per Mieli l’unico modo di risolvere questa dicotomia sarebbe il ricorso ad elezioni primarie, perché è inutile eludere il problema della leadership utilizzando lo slogan “prima vengono le idee e i programmi”. Il noto scrittore esorta gli esponenti della sinistra ad “uscire dai teatri” per convocare un “grande movimento di popolo”.

Frecciatina anche contro i bersaniani di Mdp che si dimostrano come sempre indecisi, dando la sensazione di avere “bisogno di altri 180 convegni” prima di organizzare le primarie. Da chiarire anche il dubbio sulle alleanze: la scelta non potrà essere che tra Pd, centrodestra e M5S. I sondaggi dicono che i potenziali elettori della ‘cosa di sinistra’ guardano ai grillini, ma meno che mai a Renzi, visto che il suo partito è stato etichettato dallo stesso Montanari come “di destra”.

Bocciata, invece, l’ipotesi ‘Ulivo’ con alla guida Romano Prodi lanciata da Giuliano Pisapia: “Non ha più senso, è una affettuosa nostalgia”. Mieli esorta i rappresentanti della nuova sinistra ad uscire “dai tatticismi, dalle furbizie e dai convegni” per fare “un bagno preelettorale di chiarificazione”. E pensa ad Enrico Letta come potenziale leader “disponibile a tornare”, senza però aggiungere che Letta jr proprio di sinistra non è mai stato.

La risposta di Montanari

Secondo Montanari, invece, le primarie, così come le ha organizzate fino ad ora il Pd, non sono altro che una “messinscena”. Il professore non ha nessuna intenzione di ricostruire la Sinistra partendo “dal tetto”. Il rischio di crolli, come già accaduto in passato, sarebbe troppo alto: niente Sinistra Arcobaleno o lista Ingroia, tanto per intendersi. Montanari giura che la nuova formazione politica si terrà “fuori dal quadro tratteggiato da Mieli che si nutre di giochi politici e di talk show”. La sua intenzione non è quella di cercare un leader attraverso le primarie, ma “un popolo”. L’obiettivo resta quello di “rompere con le stagioni dell’Ulivo che hanno smontato lo Stato e precarizzato il lavoro” combinando solo “disastri”. Per concludere, Montanari annuncia la prossima presentazione di una “piattaforma di dieci punti” per plasmare dal basso la nuova Sinistra.