"C'è un'azione peggiore che quella di togliere il diritto di voto al cittadino e consiste nel togliergli la voglia di votare". Il celebre aforisma è dello scrittore francese Robert Sabatier, se non fosse scomparso quasi cinque anni fa si potrebbe pensare che sia stato scritto apposta per Trapani. La surreale corsa in solitario di Pietro Savona si è dunque conclusa, il candidato del centrosinistra rimasto in lizza per un ballottaggio ai confini della realtà è stato fermato dal quorum. A Trapani hanno votato il 26,75 % degli elettori, percentuale nemmeno vicina al 50 % più uno.

Cronaca di una sconfitta annunciata nel momento in cui sono stati forniti i primi dati sull'affluenza. Alle 12 si erano recati alle urne il 7,72 % degli aventi diritto, praticamente la metà rispetto ai dati nazionali. Alle 19 gli elettori che avevano espresso la propria preferenza erano il 16,69 %. Il risultato era scontato, ad essere sinceri lo si dava per scontato in città già nei giorni scorsi, alla luce delle intenzioni di molti cittadini di disertare le urne. Non è servita a nulla la manifestazione pubblica organizzata per sensibilizzare i trapanesi, la gente ha scelto la strada di un commissariamento, ha scelto probabilmente di cancellare con un colpo di spugna una competizione elettorale assurda che si è conclusa senza vincitori, né vinti.

Vincitori e vinti

In realtà non è così, i vinti ci sono e sono evidenti. In primo luogo il Partito Democratico, sebbene la performance di Savona al primo turno non sia stata affatto negativa. Era arrivato al ballottaggio, dietro il favorito Mimmo Fazio e davanti al senatore Antonio D'Alì. Da registrare il 'successo' del Movimento Cinque Stelle, una vittoria talmente priva di significato da fare invidia a Pirro.

I grillini erano usciti con le ossa rotte dopo il primo turno, Trapani in questo ha seguito un pò il trend nazionale. In un'atmosfera da teatro dell'assurdo non poteva però mancare la piece d'autore Beppe Grillo che dal suo blog invitava i trapanesi a non andare alle urne. E meno male che, soltanto l'anno scorso, il popolo pentastellato aveva messo Matteo Renzi sul banco degli imputati quando l'allora premier aveva invitato gli italiani a disertare il referendum sulle famose trivelle del 17 aprile 2016.

Vero vincitore del 'non voto' trapanese è, però, l'ex sindaco Mimmo Fazio, candidato più votato al primo turno e poi decaduto per la mancata presentazione degli assessori.

Strategia 'Fazista'

I guai giudiziari seguiti all'arresto dello scorso 19 maggio non hanno fermato la sua campagna elettorale ed il sostegno, peraltro dichiarato, di molti trapanesi non era venuto meno al primo turno. Dinanzi allo spettro del ripristino dei domiciliari, Mimmo Fazio ha dovuto alzare bandiera bianca. Prima una conferenza stampa in cui annunciava il suo disimpegno, ma non il formale ritiro che avrebbe rimesso in corsa il senatore D'Alì, terzo candidato più votato. Poi, con una mossa degna del miglior Sansone che muore insieme ai Filistei, ha fatto decisamente fallire le elezioni.

Non presentando gli assessori è stato dichiarato decaduto dalla competizione, ma ha posto Pietro Savona dinanzi ad un muro. Il quorum era pura utopia, il candidato del PD non l'ha nemmeno sfiorato. Dopo aver consegnato per cinque anni la città nelle mani del poco amato sindaco Vito Damiano, di cui era diventato in breve tempo il più acerrimo oppositore, Fazio oggi la lascia nelle mani di un commissario. Facile immaginare che ora si farà da parte, alla luce dell'inchiesta in cui è stato coinvolto. Pertanto, chi vuol esser lieto, sia, di doman non c'è certezza. La sua strategia per il momento è risultata vincente su tutta la linea. Infine, se possiamo aggiungere qualcuno nella lista di chi è uscito sconfitto da queste elezioni amministrative, c'è spazio più o meno per 70 mila persone. Sono gli abitanti di Trapani, la cui maggioranza ha scelto di non avere un sindaco.