E' stata preannunciata lo scorso 28 ottobre dall'ambasciatore Brett McGurk, l'operazione denominata "Angry Euphrates", finalizzata alla liberazione di Raqqa, capitale dell'Isis in Siria dal 2014. L'intervento degli Usa al fianco della Forze Democratiche Siriane e della milizia curda che conta 30.000 combattenti sostenuti dall'aviazione a stelle e strisce, sarà decisiva al fine di "porre un freno alla minaccia Isis", che rappresenta ormai da tempo uno dei nodi focali della politica estera di Trump. Su tutti, uno degli interrogativi maggiori dell'azione militare sono le perplessità inerenti al post-liberazione, considerando piuttosto improbabile, una volta liberata Raqqa, che la Coalizione sostenuta dagli Usa intenda riconsegnare la città al regime di Damasco, oltre all'eventualità che l'opposizione siriana potrebbe non essere affatto favorevole alla cosiddetta "liberazione".

Ciò infatti porterebbe ad una fase di difficile transizione politica e problemi futuri nei sottili equilibri tra Usa e Russia, che al contrario di Washington prevede un futuro per Assad in Siria.

Liberare Raqqa dal terrorismo: l'intervento alla Farnesina

La battaglia che vede le Forze Democratiche Siriane al fianco degli Usa è ormai iniziata, ha annunciato durante la conferenza stampa il comandante curdo Jihan Cheikh Ahmad. L'azione andrà a liberare definitivamente la città di Raqqa, in mano all'Isis da più di tre anni. Un piano per il quale, sempre secondo McGurk, si sono già ottenuti risultati significativi sempre grazie all'apporto decisivo della Coalizione internazionale. Adesso "è necessario un intervento risolutivo in Siria" ha appunto ribadito McGurk, specificando che "la Coalizione internazionale lancerà presto un attacco per liberare definitivamente Raqqa dall'Isis".

Tutto ciò è emerso anche nell'incontro del secondo funzionario di Donald Trump con il Ministro degli Esteri, Angelino Alfano, alla Farnesina. Anche in questo caso, il pensiero di Washington è stato all'insegna dell'intransigenza: l'intervento Usa è inevitabile, soprattutto perché la posizione di Raqqa è quella di un vero e proprio "focolaio" da dove sarebbero stati progettati i recenti attentati di Bruxelles e Parigi.

Sempre secondo McGurk, la lotta all'Isis sarebbe giunta ad un punto risolutivo, e le forze in ballo americane sarebbero pronte a dare con l'organizzazione dell' offensiva il colpo di grazia definitivo allo Stato Islamico.

Intervento Usa nella questione siriana: la posizione dell'Italia

Se da un lato Raqqa è ritenuto il centro nevralgico dei recenti attacchi terroristici, tuttavia è impossibile non riflettere sulle implicazioni che comporterebbe l'intervento degli Usa, determinando una frattura ulteriore con Assad, Iran e Russia.

Tuttavia l'amministrazione di Trump aveva già messo le mani avanti e in tempi non sospetti aveva già deciso di impegnare circa 1000 uomini in Kuwait, proprio in vista di forze da utilizzare in caso di riserva nell'ipotetica lotta all'Isis in Siria e in Iraq. I marine che erano già giunti in Siria infatti erano proprio pronti per una tale eventualità, e fonti certe del Pentagono confermano che ne arriveranno molti altri in questi giorni.

Pertanto, se Raqqa è ritenuta la fonte degli attacchi terroristici anche da molti paesi europei, l'attacco degli Usa resta un azione più che condivisibile dalle varie potenze in gioco al fine di una tutela generale necessaria. In merito si è espresso anche il ministro degli Esteri Alfano, dichiarando senza mezzi termini che "l'Italia considera la lotta al terrorismo una delle principali priorità strategiche della politica estera italiana".

Nel colloquio avuto con l'inviato del presidente Donald Trump, lo stesso Alfano ha confermato l'appoggio dell'Italia alla politica anti-terrorismo messa in atto dagli Usa, sostenendo di "apprezzare la continuità strategica degli Usa per affrontare l'Isis". Sarà da vedere con quali modalità intenda affiancare la lotta annunciata.