“Chiedo ai sindaci italiani – è l’appello di Baldelli – di rivolgerci a Parlamento e Governo per non ratificare il ceta che colpirà duramente gli agricoltori italiani e l’economia di molte realtà territoriali italiane a favore esclusivamente dei colossi multinazionali”.

Cos’è il Ceta e perché contrastarlo

Tra le risorse principali, l’Italia storicamente può contare sul suo patrimonio alimentare. Il Ceta, approvato dall'europarlamento lo scorso febbraio, è il trattato di libero scambio con il Canada che però comporta il grosso rischio di legittimare una serie di imitazioni di molte eccellenze gastronomiche.

Tra i pericoli principali, ad esempio, c’è l’arrivo nel nostro mercato di grano duro e di carne a dazio zero. L’appello di Francesco Baldelli si inserisce proprio in questa direzione: l’appello ai Comuni per chiedere al Parlamento italiano di non ratificare il Ceta è in difesa del made in Italy, le piccole e medie imprese, con l’obiettivo di mantenere solidi gli standard di qualità e sicurezza alimentare.

I pericoli di un trattato di libero scambio

Secondo Baldelli, inoltre, tra i prodotti principalmente colpiti con un’eventuale ratifica del Ceta c’è il grano duro: in questo modo, molte regioni considerate veri e propri granai – come Marche, Puglia e Sicilia – vedrebbero drasticamente ridotta la propria produzione in favore delle importazioni dal Canada che passerebbero da 38.880 a circa 100.000 tonnellate.

Tra i compiti dei sindaci, per Baldelli c’è la tutela degli interessi della comunità cittadina e dell’intero territorio nazionale, tutelando le eccellenze locali italiane: da qui, dunque, arriva la richiesta di sensibilizzazione del Parlamento per dire No al Cera.

Coldiretti in piazza contro il Ceta

Per spiegare i pericoli del trattato di libero scambio col Canada, Coldiretti ha portato in piazza un enorme pacco con vere e proprie imitazioni canadesi delle eccellenze gastronomiche italiane più ricercate.

Dal “Parmesan canadese” alla “Fontina made in Canada”, fino al prosciutto di Parma prodotto sempre nel Paese della foglia d'acero: al fianco di Coldiretti sono scese anche altre sigle come Cgil, Arci, Legambiente, Adusbef, Slow Food e Greenpeace, tutte concordi nel contrastare un trattato che assomiglia a una pericolosa liberalizzazione e che si concretizzerà in una svendita del Made in Italy. Tra le richieste delle associazioni c'è quella di approfondire la questione in Parlamento prima di adottare una decisione di ratifica sul Ceta.