La missione navale italiana in libia rischia di complicarsi ulteriormente a seguito della ripresa delle ostilità in Libia. Ma ancora di più pesano le parole del generale Haftar, l'uomo forte della Cirenaica che solo qualche giorno fa, con una arroganza e spavalderia, minacciava di bombardare il dispositivo navale italiano, giunto in prossimità delle coste libiche in supporto alla guardia costiera locale.

In realtà le minacce di Haftar, dal punto di vista della logistica militare, sono tutt'altro che credibili. L'esercito guidato dal generale della Cirenaica dispone solo di pochissime motovedette e di una flotta con una dozzina di vecchi aerei, MIG-21 MIG-23 e Mirage F-1, ancora operativi grazie al supporto degli egiziani.

Parliamo di veivoli molto vecchi, ma in grado di poter impensierire in caso di un passaggio "ravvicinato". Del resto solo qualche anno, quando l'Isis gestiva alcuni terminal petroliferi in Libia, fa le truppe di Haftar non esitarono a bombardare alcune navi (una di queste batteva bandiera della Corea del Nord), accusate di traffici illeciti con i miliziani islamisti.

In caso di un ipotetico attacco da parte degli aerei di Haftar il nostro dispositivo navale non dovrebbe avere alcun tipo di problema per difendersi, "neutralizzando" la minaccia in pochi minuti.

Le navi, inoltre, sono dotate pure di radar a medio raggio (con visibilità fin sull'entroterra libico) e dispongono inoltre della totale copertura aerea offerta dai caccia Typhoon basati a Trapani Birgi e delle navi dell'operazione "Mare Sicuro", fra cui pure la fregata lanciamissili "Carlo Margottini", dotata di un modernissimo sistema missilistico antiaereo.

Le parole di Haftar e gli interessi di altri paesi sulla Libia

Oltre alle mere dinamiche interne le parole di Haftar vanno inquadrate anche nella crescente influenza di alcuni paesi, come la Francia, che vedono nell'Italia un pericoloso competitor, a cominciare dagli affari che riguardano il petrolio e le altre risorse energetiche offerte del territorio libico.

Oltre alla Francia ci sono pure altri paesi, come il vicinissimo Egitto e gli stesso Emirati Arabi Uniti. Del resto non è un caso se le minacce di Haftar alle navi italiane sono state enfatizzate proprio dalla principale televisione degli Emirati, come Al-Arabiya.

Gli stessi Emirati negli ultimi mesi hanno fornito ad Haftar anche enormi finanziamenti, con tanto di armamenti per i mezzi aerei e persino "mercenari" già utilizzati contro i gruppi islamisti presenti nell'est e nel sud della Libia.