Le Agenzie di Stampa hanno pubblicato le prime anticipazioni del contenuto dell’intervista a Matteo Renzi, pubblicata sulla rivista Vanity Fair, in uscita il prossimo mercoledì, 9 agosto. Il segretario Pd si scaglia senza peli sulla lingua, definendoli “leccaculo professionisti”, contro tutti coloro i quali hanno fatto a gara per fargli la corte durante gli anni dell’ascesa a Palazzo Chigi e, adesso, viste le difficoltà politiche dell’ex premier, gli voltano altrettanto rapidamente le spalle. Naturalmente, Renzi non fa nomi, ma il riferimento a vaste aree del partito, fino a ieri renzianissime e oggi fortemente dubbiose, è chiaro.

L’autore di ‘Avanti’, impegnato in un interminabile tour estivo di presentazione del libro, si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa parlando del caso Consip, dicendosi convinto che presto sarà provata l’innocenza di babbo Tiziano il quale potrebbe presto uscire dall’inchiesta.

Renzi inferocito con chi scende dal suo carro

“Li ho visti i leccaculo professionisti, potrei tenere un corso per riconoscerli”. Così il segretario del Pd commenta, con un filo di amarezza, il fenomeno migratorio di molti politici che, dopo avere fatto a gara per salire sul suo carro vincente, con la stessa velocità adesso si accalcano per scendere. “Un momento spassoso”, commenta con tragica ironia l’ex inquilino di Palazzo Chigi, il quale si è finalmente reso conto del fatto che le persone che “prima ti adulavano”, da un giorno all’altro “smettono di salutarti”.

Per Renzi tutto questo mercanteggiamento di poltrone e prebende sarebbe però solo un “gioco” a cui lui dice di prestarsi volentieri.

La difesa di babbo Tiziano nel caso Consip

Cambiando argomento, non è certo un gioco l’inchiesta partita dalla procura di Napoli (poi trasferita a Roma) su presunte tangenti per l’aggiudicazione degli appalti Consip.

Inchiesta che ha coinvolto anche il babbo Tiziano, indagato per traffico di influenze. “Penso che il procedimento contro mio padre sarà archiviato anche stavolta - attacca Renzi jr su Vanity Fair - non c'è nulla di nulla, se non il cognome che porta”. Il segretario Dem dice di fidarsi della decisione che prenderanno i giudici ma, intanto, aggiunge polemicamente di attendere anche la pubblicazione dei nomi che, a suo modo di vedere, hanno “falsificato le prove” contro di lui, presidente del Consiglio al momento dei fatti contestati: un “fatto di una gravità inaudità”.

Strappalacrime, poi, la descrizione dell’immagine del padre Tiziano, sofferente in un letto di ospedale dopo la delicata operazione al cuore di qualche settimana fa. “Ho pensato fosse colpa mia”, sbotta Matteo che utilizza persino l’immagine della madre, Laura Bovoli, nel cui sguardo avrebbe letto lo stesso suo dubbio. Solo la sua grande forza di volontà, a quel punto, avrebbe impedito alle lacrime di sgorgare dal suo volto contrito: “Nessuno si è accorto di nulla”.