Lavorare per l’unità ma a condizione che non ci sia il Partito Democratico. Non usa troppi giri di parole Massimo D’Alema, intervistato da Aldo Cazzullo, per Il Corriere della Sera. Molti i temi toccati dal leader maximo che ha puntato il dito, come gli è capitato spesso del resto, contro il suo nemico numero uno: Matteo Renzi. Altro che tentativo di conciliazione e mediazione: con buona pace di Giuliano Pisapia, che pure ci ha provato negli ultimi mesi, Mdp e Pd continueranno a correre parallelamente. Piuttosto l’ex segretario dei Ds ha chiesto un atto di coraggio a Pisapia che, a suo dire, dovrebbe scendere direttamente in campo perché “sarebbe un leader più forte se si mettessi in gioco personalmente”.

Da par sua, D’Alema è pronto a rientrare dalla porta principale in Parlamento, dopo essere stato praticamente cacciato dalla Fondazione dei Socialisti Europei perché considerato il regista della scissione del PD. Non è ancora chiara la veste con la quale D’Alema tornerà a confrontarsi con l’elettorato italiano. L’ipotesi primarie tra Mdp, Sinistra Italiana e Campo Progressista (sempre se si dovesse arrivare a un’intesa) resta la strada più percorribile. Inevitabile è arrivata la battuta sulla riforma della legge elettorale: il PD ha in mano un accordo con i partiti d’opposizione per il Rosatellum. “È concepita per danneggiare noi e il Movimento5Stelle” ha tuonato D’Alema. “Noi siamo per il Mattarellum - ha concluso - oppure per un governo del presidente nel caso in cui non uscisse alcuna maggioranza dalle urne”.