Democratica, il giornale online del partito democratico, fa riferimento ad un tentativo eversivo, supponendo un complotto contro la democrazia. Perchè adesso Matteo Renzi vuole la verità su quello scandalo che ha colpito non solo sè stesso in prima persona ed il PD, ma la solidità di un sistema democratico stesso. Lo fa perchè crede che sia cosa giusta andare fino in fondo nella ricerca della verità, per scoprire se qualcuno ha costruito delle prove contro la persona del Presidente, quindi contro lo Stato. Tale sospetto giunge dal dato di fatto, continua ancora Democratica, di un lavoro svolto con i piedi, in riferimento alle indagini condotte dal Noe, in cui un gruppo di esogitati in preda ad un delirio di onnipotenza, imbottito di chiacchiere da bar, ha tentato eversione nei confronti dell'allora Presidente del Consiglio.

I carabinieri di Consip sotto accusa

Il 17 luglio scorso, il procuratore di Modena Lucia Musti, ha definito il colonnello del Noe Sergio De Caprio ed il capitano Gianpaolo Scafarto, dinnanzi alla commissione del Csm, due matti dei quali ha fatto bene a liberarsene. Solo il 14 settembre, la lunga audizione del magistrato sbobinata già a fine luglio e ripresa dopo le vacanze, è giunta a Roma facendo finire sotto inchiesta Scafarto. E una volta incriminato, la Musti ha potuto tirare un sospiro di sollievo, alla luce del fatto che il modo di fare di questo capitano era spregiudicato, ed anche quello del colonnello De Caprio, che lo comandava.

Il fatto

Nella primavera del 2015, la Musti riceve gli atti di Cpl Concordia, consegnatole da Scafarto, dal pm Woodcock.

Erano due dvd senza sigilli, di conseguenza chiunque poteva metterci le mani. Non era di certo questo il modo di consegnare l'informativa, ha sottolineato a Fanfani il procuratore di Modena. Poi fu pubblicata sui giornali l'intercettazione relativa alla telefonata tra l'ex premieri Renzi ed il generale Adinolfi, presente sul dvd ma non sulle carte del pm.

Subito Woodcock ha telefonato il procuratore Musti non nascondendo alcuna agitazione su quanto uscito sui giornali: "Ma in che pasticcio sono andati a metterci?", ha raccontato di aver pensato la Musti.

Lucia Musti ha definito il lavoro fatto dai carabinieri "coi piedi", che le dicevano: "Dottoressa, lei se vuole ha una bomba in mano, può farla esplodere", ma a Fanfani, che le chiede dettagli su questa bomba, risponde che non sa cosa sia, il colonnello evidentemente credeva che il procuratore potesse essere un burattino nelle sue mani. Scafarto, inoltre, ha voluto a tutti i costi incontrare Musti, che una volta riuscitoci le ha parlato, in modo poco serio, del caso Consip ed il fine di arrivare a Renzi.