Emanuele Fiano continua la sua crociata contro l’ormai ‘estinto’ partito fascista, dopo esser stato il primo firmatario del disegno di legge sul reato di ‘apologia al fascismo’, legge passata alla Camera dei deputati e adesso sotto esame al Senato. Nel suo tour propagandistico, Emanuele Fiano, è intervenuto in un evento, in quel di Bergamo, sulla legge che porta il suo nome.

Per Emanuele Fiano è un 'fatto singolare'

Il deputato del Pd, ovviamente, non perde occasione per parlare negativamente del fascismo e spiegare come la sua proposta sia migliore dell’attuale legge Scelba, e dopo aver detto che vendere accendini, busti, bottiglie di vino o scrivere nei vari blog, pagine Facebook, o comunque divulgare l’immagine di Benito Mussolini e le sue relative ideologie, sarà un reato punibile con una pena da 6 mesi a 2 anni di reclusione, non gli è restato altro che mostrare la sua incredulità sulla cittadinanza onoraria che il duce mantiene ancora in molte città italiane.

In particolare a Bergamo, dove il primo cittadino, Sergio Gori, è un suo ‘collega’ di partito tra l'altro candidato alle regionali: Fiano considera “questa cittadinanza non confacente con la storia”, perché secondo il deputato del Pd è un fatto singolare “che si mantenga la cittadinanza onoraria ad un assassino”.

‘La cittadinanza resta’, fermo sulla sua decisione il sindaco

In realtà la polemica, sulla cittadinanza bergamasca di Mussolini risale a circa due anni fa, quando fu chiesto a Giorgio Gori di revocare quel provvedimento, richiesta avanzata dall’Istituto bergamasco per la Storia della Resistenza.

Il primo cittadino bergamasco si oppose allora e si oppone oggi, secondo Giorgio Gori bisogna “lasciarla come monito per le generazioni future” e la cancellazione della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini “è un errore che denuncia una mancanza della necessaria distanza dai fatti della storia”.

Sergio Gori e irremovibile sulla decisione di mantenere la cittadinanza onoraria a Mussolini, che fu concessa negli anni del ventennio fascista, nonostante la contrarietà del presidente della provincia e del vicesindaco, ma sopratutto alle richieste dei cittadini bergamaschi alla cancellazione di tale provvedimento.

Più di settanta anni sono passati dalla morte di Benito Mussolini e dallo scioglimento del partito fascista, eppure il duce riesce ancora a far parlare di sé e creare dispute, anche interne, e da ‘perfetto impertinente’ sembrerebbe dire ‘parlatene bene, parlatene male, purché ne parliate’.