Gli anni Dieci di questo secolo passeranno sicuramente alla storia anche per i movimenti no-gender, diffusi in varie nazioni del mondo. Gruppi di pressione #ultracattolici, cristiani tradizionalisti, politici #conservatori, membri di parte della gerarchia ecclesiastica, esponenti dell'estrema destra, che in questi anni si sono mobilitati, a volte massicciamente, contro la presunta "#ideologiagender" (dall'inglese "genere). Alla base di queste contestazioni c'è la confusione dei concetti di sesso biologico, orientamento sessuale e identità di genere, e c'è la convinzione molto forte che sia in atto una cospirazione internazionale, basata appunto sull'ideologia gender, volta a femminilizzare i maschi, mascolinizzare le femmine, distruggere la famiglia natural-tradizionale e diffondere una sorta di degenerazione sessuale nei bambini fin dalla tenera età ecc.

Tali movimenti si sono installati in alcuni Paesi come l'Italia o la Francia (dove avevano formato un vasto fronte contro l'approvazione delle unioni civili in uno e del matrimonio egualitario nell'altro, ma anche contro semplici programmi scolastici inclusivi anti-discriminazione), ma anche in Polonia e in Germania e sono arrivati anche in America Latina, mentre in altri Paesi come gli USA si allacciano ai movimenti conservatori più tradizionalisti.

I no-gender in Sud America

L'"ideologia gender", nell'uso che ne fanno gli oppositori (il caso del bus no-gender italiano), si sarebbe dunque imposta anche in Sud America come contenitore di ogni vera o presunta rivendicazione dei movimenti delle donne, lesbici, gay, bisex, transgender e intersessuali (LGBTI), legittimati politicamente attraverso il contrasto del bullismo nelle scuole, i corsi di educazione affettiva, la promozione della parità di genere e la lotta contro le discriminazioni.

Il quotidiano online Il Post ha spiegato che le campagne no-gender hanno avuto successo anche in America meridionale. Nel 2016, tra l'altro venne approvato il matrimonio omosessuale in Colombia, in molte città si erano tenute marce e mobilitazioni per protestare nei confronti del ministro dell'Istruzione locale, chiedendone le dimissioni perché aveva promosso la distribuzione nelle scuole primarie una guida contro le discriminazioni per orientamento sessuale.

Recentemente i movimenti no-gender sono stati attivi anche in Messico, contro la proposta del presidente progressista Enrique Pena Nieto di legalizzare il matrimonio omosessuale.

All'origine di questa "controffensiva", per così dire, secondo il quotidiano britannico dell'Economist, c'è anche un radicato anti-femminismo portato avanti da certi moderati, conservatori e Chiesa cattolica, che ha preso forma dopo il 1979, anno in cui venne approvato la "Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna" da parte dell'Assemblea generale ONU.

La diffusa campagna anti-femminista in Occidente si è poi ampliata, grazie alla partecipazione di movimenti e gruppi contrari ai diritti LGBT, trovando sponde e sostegni all'interno di molte Chiese cristiane e in alcuni partiti.

Non è un caso se una nuova ondata "neo-femminista" sia partita proprio da un Paese sudamericano: l'Argentina. Il movimento, denominato "Non una di meno", si è creato a seguito di un appello di giornaliste, attiviste e artiste contro i femminicidi e la violenza maschile sulle donne. Si è presto diffuso in molti Paesi, compresa l'Italia.

Il caso dei no-gender in Perù

All'inizio del 2017 la ministra dell'Istruzione peruviana, Marilù Martens, in concomitanza con la sua intenzione di rafforzare l'educazione sessuale e di genere nei programmi scolastici, ha parlato di vivere la sessualità in maniera piena e responsabile, dicendo fosse necessario "prendere coscienza di se stessi come uomini e donne, a partire dallo sviluppo della propria immagine corporale, della propria identità sessuale e di genere".

Ha parlato di "stabilire relazioni di uguaglianza tra uomini e donne" e che questo implica "anche riconoscere e mettere in pratica comportamenti, prestando attenzione a situazioni che mettono a rischio il proprio benessere e colpiscono i diritti sessuali e riproduttivi". "A parte il dato biologico e sessuale, ciò che viene considerato maschile o femminile è in realtà costruito giorno per giorno attraverso le interazioni sociali".

Dopo la pubblicazione del suo programma, l'uguaglianza di genere è diventata un caso mediatico nazionale e argomento di discussione (e di conflitto) tra politici, nei sindacati, nelle scuole, nei giornali, con mobilitazioni e appelli che ne chiedevano il ritiro. La ministra Martens era poi stata costretta a spiegare che il rafforzamento dell'educazione sessuale nelle scuole non prevedeva un'"omosessualizzazione" dei bambini, ammettendo che una simile affermazione avesse un qualsiasi senso, ma che si voleva introdurre il rispetto alla diversità e la promozione dell'uguaglianza di genere e sessuale in generale.

Ciò, però, ha provocato la marcia di più di un milione di persone denominata "Lascia stare i miei figli" e promossa dai movimenti no-gender, contro l'introduzione delle nuove direttive ministeriali contro la discriminazione sessuale, generando una crisi politica per tutto l'esecutivo di Lima, portando alle dimissioni della Martens e alla sua sostituzione con Alfonso Vexler Talledo, favorevole al ritiro di ogni presunto riferimento al gender dal programma ministeriale.