Il 19 ottobre è stato un giorno importante per le politiche europee dell'integrazione: la Commissione Libertà Civili del Parlamento Europeo si è espressa favorevolmente in merito alla revisione della Riforma del Regolamento di Dublino che regola i meccanismi comunitari in materia di Asilo. 43 i voti favorevoli e 16 i voti contrari.

La novità più importante che viene introdotta è la cancellazione del principio per il quale siano i Paesi di primo ingresso ad essere competenti riguardo la domanda d'asilo dei richiedenti. Significativo, inoltre, l'avvio di un automatismo permanente avente lo scopo di ricollocare in tutti i Paesi, secondo quote proporzionali.

Dopo questo primo step significativo, ora la riforma dovrà passare presso il Consiglio Europeo, l'organo dei Capi di Stato che attualmente però è fortemente diviso sull'argomento. L'appuntamento è per la Primavera del 2018.

Cos'è il Regolamento di Dublino

Il regolamento di Dublino II determina quale sia lo Stato dell'Unione Europea competente ad esaminare una domanda di asilo e quindi del riconoscimento dello status di rifugiato. Rappresenta, dunque, il fulcro del sistema di accoglienza a livello comunitario. Lo scopo di questo insieme normativo è quello di definire con velocità la nazione a cui spetta il compito di analizzare la domanda di asilo. Tale obiettivo viene risolto assegnando al Paese d'ingresso questo dovere.

La normativa spiega, inoltre, che le persone richiedenti asilo possono rimanere nel paesi di arrivo anche se non in possesso dei documenti regolari e hanno diritto a essere assistiti.

Un altro assunto di tale Regolamento prevede il divieto per i richiedenti asilo di presentare domande in più Stati Membri. L'Unione Europea, per tale ragione, sta utilizzando anche un archivio comune (Eurodac) delle impronte digitali dei migranti, avente la funzione, proprio, di controllare se sono state presentate domande in diversi Stati.

Quali sono le principali problematiche di questo sistema? Le principali criticità riguardano principalmente la sfera umanitaria. Le Ong competenti, infatti, hanno più volte sottolineato come questo sistema non riesca a garantire una protezione dignitosa ed efficace. Un altro grave deficit è l'assenza del principio del ricongiungimento familiare.

A tutto ciò si aggiunge anche un'evidente problema politico, infatti, gli Stati mediterranei soggetti a forti pressioni migratorie non riescono a gestire decentemente il fenomeno.

Regolamento di Dublino: cosa cambia

Il testo approvato oggi smonta praticamente il precedente sistema grazie all'abolizione del principio di ingresso. Se venisse attuata a livello definitivo la riforma odierna, non ci sarebbe più l'obbligo per i migranti di restare nel paese di approdo ma ci sarebbe un meccanismo di ricollocazione al quale dovranno aderire tutti i Paesi membri, pena pesanti sanzioni a livello economico.

Per la prima volta in assoluto verrà considerato come uno degli elementi chiave per scegliere il Paese di ricollocazione, la presenza di legami familiari.

Si supera dunque la logica puramente geografica e si va verso una scelta umanitaria e civile. Viene considerato il principio di solidarietà, in ottemperanza all'articolo 80 del Trattato dell'UE. Diventano criteri di scelta anche le esperienze nei paesi Ue, per esempio l'aver seguito un corso scolastico, un'esperienza lavorativa, un soggiorno breve nella nazione. Tutto questo per facilitare l'integrazione del migrante.

Primo sì per il cambiamento del Regolamento di Dublino: i commenti

Una delle grandi protagoniste di questa giornata è l'Eurodeputata di Possibile, Elly Schlein, relatrice per il gruppo S&D che per ben due anni ha lavorato duramente su questa riforma.

In un video tutta la sua grande soddisfazione per l'importante risultato raggiunto.

Parere opposto per la rappresentanza del Movimento Cinque Stelle, Laura Ferrara ,che sul suo profilo Facebook dichiara: "Un testo poco ambizioso ed è una riforma in peggio rispetto alla situazione attuale, nonostante i proclami di questi giorni. Si introducono delle procedure filtro a carico dei Paesi di ingresso che mirano a verificare se il migrante arrivato sia una persona potenzialmente pericolosa o un migrante economico. Se così sarà, resterà nel Paese di primo ingresso. Poi, si introduce la responsabilità permanente del Paese di primo ingresso e un periodo di transizione di tre anni per i Paesi più refrattari all’accoglienza. Inoltre, per quanto riguarda i rimpatri il problema non è quello economico, ma l’assenza degli accordi bilaterali con i Paesi di origine".

Per Gianni Pittella, capogruppo Socialista al Parlamento Europeo, "La palla ora è nel campo del Consiglio e li esortiamo ad agire in modo che possiamo finalizzare queste proposte" mentre Antonio Tajani, esprime la sua soddisfazione con un tweet

Finalmente,dunque, si va verso un sistema più umano e si compie una piccola grande rivoluzione (sperando che diventi definitiva) con l'augurio di non dover leggere più storie di sfruttamento, scandali ed inchieste su questi argomenti.