I rapporti tra Donald Trump e l'Unione Europea, nonostante qualche dichiarazione 'di facciata', non sono mai stati idilliaci e non potrebbero esserlo visto che la maggior parte dei governi del vecchio continente si era schierata apertamente al fianco di Hillary Clinton in campagna elettorale. Oggi, dopo il colpo di mano dell'amministrazione di Washington nei confronti dell'accordo sul nucleare con l'Iran, il punto di vista di Bruxelles è stato ampiamente esposto dalla rappresentante per la politica estera dell'Unione, Federica Mogherini. "Trump non può stracciare unilateralmente l'accordo", ha detto la vice presidente della Commissione Europea e di questo avviso sono anche i governi di Londra, Parigi e Berlino che avevano firmato l'intesa del 2015 insieme ad Iran, Stati Uniti, Russia e Cina.

L'Italia non aveva preso parte al tavolo, ma quando accaduto a Washington preoccupa anche Roma, a ragion veduta.

Le dichiarazioni dei leader europei

La prima reazione dei governi UE firmatari dell'intesa è stata una nota congiunta della premier britannica, Theresa May, della cancelliera tedesca, Angela Merkel, e del presidente francese, Emmanuel Macron. I leader di Regno Unito, Germania e Francia, pur "prendendo atto della decisione del presidente degli Stati Uniti", restano comunque "impegnati a rispettare gli accordi" e "favorirne la piena attuazione nel comune interesse nazionale". Una dichiarazione abbastanza diplomatica e ben lontana dal duro commento della citata Federica Mogherini. "Assurdo porre fine ad un accordo che sta portando risultati - ha sottolineato quest'ultima - ed il cui rispetto da parte dell'Iran è stato verificato per otto volte dall'Agenzia Internazionale per l'energia atomica. Pertanto, l'accordo sul nucleare iraniano del 2015 resta in piedi, è un'intesa internazionale avallata dal Consiglio di sicurezza dell'ONU. Il presidente Trump non ha alcun diritto di rescinderlo".

Freddo il commento del Cremlino. "Siamo dispiaciuti per l'azione di Trump - ha detto il ministro degli esteri di Mosca, Sergej Lavrov - ma in ogni caso questa non avrà un impatto diretto sull'attuazione dell'accordo". Nessun impatto diretto, ma certamente potrebbero essere pericolose in tal senso le eventuali sanzioni contro l'Iran che potrebbero essere messe a punto dal Congresso degi Stati Uniti (che avrà 60 giorni di tempo per approntarle, ndr).

In tal senso il vice cancelliere tedesco, Sigmar Gabriel, è piuttosto pessimista. "Quanto accade con l'Iran potrebbe non restare una questione iraniana - afferma Gabriel - e vista la facilità con cui questi accordi vengono distrutti, altre nazioni potrebbero valutare l'opzione di possedere armi nucleari".

Italia, a rischio 30 miliardi di investimenti in Iran?

Infine il punto di vista italiano, espresso dal premier Paolo Gentiloni ed estremante all'insegna della preoccupazione. "Ci uniamo alla preoccupazione espressa dai Capi di Stato e di governo di Francia, Regno Unito e Germania e temiano possibili conseguenze". Conseguenze che per l'Italia potrebbero essere estremamente gravi, visto che il governo ha programmato nella repubblica persiana ingenti investimenti per oltre 30 miliardi di euro. Donald Trump ha già anticipato che chiederà agli alleati europei di sostenere eventuali nuove sanzioni contro l'Iran. Per l'Italia, però, sarebbe una mossa poco conveniente, anzi disastrosa dal punto di vista economico.