Dopo la schiacciante vittoria del "Sì" al referendum per l'autonomia del Veneto, il governatore Luca zaia ha chiesto lo statuto speciale per la sua regione. Ma Gian Claudio Bressa, sottosegretario agli Affari Regionali, ha subito bocciato la richiesta, considerandola una provocazione. Maroni ha invece utilizzato una strategia diversa, aprendosi al dialogo con il Governo e criticando la posizione di Zaia.

Bressa: 'Lo statuto speciale per il Veneto è irricevibile'

Bressa ha dichiarato di essere disposto ad aprire un dialogo per l'approvazione dell'autonomia differenziata per il Veneto, garantita dall'articolo 116 della Costituzione.

Ma la richiesta di rendere la regione a statuto speciale non può essere ricevuta dal Governo, poiché è competenza del Parlamento. Inoltre, questo particolare status di cui godono 5 regioni italiane, è garantito dalla Costituzione che dovrebbe quindi essere cambiata. Secondo Bressa, Zaia dovrebbe limitarsi a proporre una legge basata sull'articolo 116: "Ma non l'ha ancora fatto".

Maroni: 'Zaia mi ha spiazzato'

Maroni ha espresso un malcelato disappunto sulla proposta di Zaia, dichiarando di non essere stato informato di questa strategia. Il governatore lombardo ha infatti deciso di aprire con il Governo il percorso per l'attuazione della legge 116, e non per la sua modifica, come invece è stato avanzato da Zaia.

In un'intervista a "Repubblica", Maroni ha ammesso che ora c'è un problema all'interno della Lega, che ha spiazzato anche Matteo Salvini. Ieri mattina infatti, in un incontro privato con Maroni, il segretario della Lega è apparso preoccupato per la posizione del Veneto, perché lo metterebbe in difficoltà nella ricerca di alleanze politiche al Sud, in vista delle prossime elezioni politiche.

Zaia può diventare il leader del centrodestra?

Ieri il governatore del Veneto ha scelto di festeggiare il risultato del referendum nella sua Treviso, sotto il tendone del mercato ortofrutticolo. Ad applaudirlo non c'erano solo elettori leghisti, ma imprenditori, artigiani e contadini. I 2 milioni e 400 mila voti ottenuti domenica hanno fatto salire il peso politico di Zaia, che ora potrebbe puntare ancora più in alto.

In passato Berlusconi ha spesso espresso la sua simpatia per il politico leghista, tanto da auspicare che diventasse candidato premier del centrodestra. Ma, come dichiarato dallo stesso Zaia al "Corriere della Sera", non starebbe puntando a Palazzo Chigi, ma vorrebbe solo l'autonomia del Veneto e che Roma non penalizzi più la sua regione.