Nessuno è profeta in patria, neppure il potente ministro degli esteri, Angelino alfano. Tradito dai suoi stessi concittadini nelle ultime elezioni regionali in Sicilia. Nessuno dei candidati del suo partito, neppure quelli più illustri, tutti della Città dei Templi, entra nell'Assemblea Regionale Siciliana. Una batosta elettorale per Alternativa Popolare che si è sentita in tutta la Sicilia perché in nessun collegio dell'Isola Alfano ha conquistato seggi.

Fa un certo effetto soprattutto vedere Angelino Alfano nella polvere nella città a cui deve la sua scalata al potere: Agrigento.

Era ancora universitario quando i giovani democristiani agrigentini lo scelgono come loro presidente e molti lo seguono anche quando abbandona il partito per seguire Silvio berlusconi e diventa il più giovane consigliere provinciale ad Agrigento, nel 1994, a soli 24 anni. Ma un anno dopo diventa anche il più giovane deputato siciliano.

Gli agrigentini gli assicurano una valanga di voti, lo coccolano con un numero straordinario di presenze ai suoi comizi e gli spianano la strada verso Roma. Un posto che arriva nel 2001, quando si candida nel Collegio della Sicilia occidentale per diventare deputato. Ancora una volta arrivano a migliaia i voti delle 55 sezioni della Città dei Templi per Angelino.

Poi Agrigento gli conferma fiducia e consensi nelle successive tornate elettorali, sempre con grandi risultati nelle urne. Come coordinatore regionale di Forza Italia nel 2005 miete nuovi successi: nella sua città e in regione si moltiplicano consiglieri e assessori agrigentini che fanno riferimento a lui e al suo gruppo. Nel 2008 diventa Ministro della Giustizia e i suoi concittadini ricordano che solo nel primo decennio del Novecento un altro agrigentino aveva ricoperto quella carica.

Ma è anche il più giovane Guardasigilli che l'Italia abbia mai avuto.

Ad Agrigento Angelino Alfano determina l'elezione di Sindaci e di presidenti della provincia. Persino il giovane sindaco Marco Zambuto, eletto in una lista civica ad Agrigento, decide di fidarsi del ministro agrigentino e si fa accompagnare da lui a Roma per incontrare Silvio Berlusconi e aderire al partito del Cavaliere.

La Città dei Templi invoca il suo politico più potente per ogni problema da affrontare e chiede al suo ministro la soluzione. La luna di miele tra Agrigento e Alfano sembra non finire mai. Sono tanti i concittadini che porta a Roma affidandogli incarichi importanti nella sua segreteria o in altri ambiti.

Dal dicastero della Giustizia poi Alfano passa a quello degli Interni nel governo Letta. Lo strappo con Berlusconi dà l'avvio alla sua decadenza anche nella sua città natale. Presto cominciano le defezioni nelle sue fila. Quantunque rimanga molto potente a Roma, frana in Sicilia. Nelle ultime elezioni comunali di due anni fa non arrivano a Palazzo dei Giganti, sede del municipio agrigentino, molti alfaniani.

Nulla però ancora faceva presagire ciò che è invece avvenuto lo scorso 5 novembre in occasioni delle elezioni regionali. Il partito di Angelino Alfano, Alternativa Popolare, non arriva neppure al cinque per cento nell'Isola e non ottiene, pertanto, alcun seggio.

Anche nel Collegio provinciale di Agrigento il risultato è deludente: solo l'otto per cento (13994 voti). E solo 2131 sono i voti contati ad Agrigento (9,2%). Una bocciatura che lascia a casa i fedelissimi di Alfano nella città di Pirandello, Enzo Fontana, Giancarlo Granata, Giuseppe Marinello che devono tanto al loro leader.

Presto ci saranno le elezioni nazionali e ad Agrigento sarà difficile recuperare il terreno perduto. Anche se non c'è aria di smobilitazione nella segreteria di Alfano, le previsioni circa il suo futuro non sono rosee nella sua roccaforte siciliana.