Bersani ad "otto e mezzo" risponde a Renzi, il quale aveva onorato Fassino dell'investitura di ambasciatore affinché trattasse con MDP per riportarli nella coalizione PD. La risposta è netta e decisa:non si può più collaborare col PD poiché negli ultimi tre ani ha deluso l'elettorato di sinistra che non vota più e che Bersani si sente di rappresentare (...come D'Alema), il Jobs Act viene aspramente criticato e anche le politiche fiscali, attaccato il Patto del Nazareno e l'arroganza del governo Renzi che incassa sconfitte su sconfitte dal 2014 senza cambiare strategia.

A questo punto viene annunciato il programma, chi vorrà i voti di Articolo 1 in parlamento dovrà legiferare affinché si riduca la forbice di disuguaglianza e nello specifico su: "Lavoro, universalizzazione dei servizi a partire dalla sanità e un fisco progressivo." Bersani spiega che l'interlocutore del Movimento dei Progressisti rimane il centrosinistra e quindi il Partito Democratico, tuttavia non a guida Renzi, date le sue scelte politiche e l'averlo buttato fuori dal partito. Pertanto è lecito immaginarsi che l'intento sia quello di accaparrarsi alcuni pezzi di un PD sempre più allo sfacelo e vicino al 20% oltre che di portare a votare i delusi della sinistra.

Bersani tende la mano ai pentastellati

Più che per Renzi e per la destra il proclamo del leader di MDP sembra indirizzato ai 5 stelle, i quali privilegiano politiche di centrosinistra - a partire dal reddito di cittadinanza fino alla necessità di abolire la riforma Fornero. Pertanto Luigi di Maio qualora ottenesse un buon risultato alle urne (ovvero un 35/40%) e Mattarella decidesse di affidargli l'incarico di formare un esecutivo potrebbe modellare il programma per ottenere i voti di MDP; tuttavia secondo gli ultimi sondaggi politici il movimento 5 stelle è al 27,9% e l'insieme dei partitini di sinistra al 6% (Articolo 1 al 3,3%) e dunque rimane difficile ipotizzare questo scenario.

Il Pd a guida Renzi è al 23,5% e prosegue una discesa che non accenna a migliorare (con Alfano può arrivare al 25%), troppo poco anche per la riedizione del Nazareno, poiché Berlusconi è al 15,5% e insieme fanno 33,8%. Il centrodestra di Lega, Forza Italia e FdI ringrazia il PD per il rosatellum essendo l'unica solida coalizione politica guidata da Berlusconi e che nei sondaggi è data al 36% ma forte della vittoria siciliana potrebbe aumentare.

A Marzo 2018 saremo chiamati a votare i nostri rappresentanti e un ruolo importante lo avranno gli indecisi e i non votanti, se questi voteranno le percentuali di gradimento potrebbero cambiare notevolmente e garantire una governabilità di un partito o coalizione, a meno di queste sorprese elettorali o di trasformismo straordinario vedremo un governo immobile, un Letta 2.0 bloccato dal tripolarismo o un ritorno alle urne più auspicabile.

Riuscirà Bersani a guadagnare voti tra indecisi e delusi per arrivare almeno ad un 10% che potrebbe cambiare gli equilbri? La destra riuscirà a guadagnare ulteriori consensi per arrivare alla maggioranza? I 5 stelle riusciranno a attirare altri elettori e cercare un 35/40% necessario a provare a governare? Sono questi gli interrogativi che ci poniamo prima delle elezioni politiche 2018.