La selezione dei candidati alle elezioni continua a riservare brutte sorprese al Movimento5Stelle. Le anomalie della piattaforma Rousseau associate alle interpretazioni dello Statuto del tutto soggettive a seconda dei casi, hanno fatto insorgere numerosi conflitti sfociati in decine di ricorsi depositati nei Tribunali di mezza Italia. L’ultimo, il più eclatante, ha per oggetto la cosiddetta incoronazione di Luigi Di Maio a capo politico e leader dei Cinquestelle. L’autore, l’avvocato Lorenzo Borrè (su mandato dell’attivista Riccardo Di Martiis ndr), è convinto di aver trovato diversi punti chiave che potrebbero mettere in discussione la legalità delle primarie bulgare vinte da Di Maio.

Il nodo più controverso riguarda la violazione dell’Articolo 7 del regolamento grillino che prescrive senza mezzi termini l’incandidabilità di coloro che abbiano un procedimento penale in corso “qualunque sia la natura del reato a essi contestato”. Per effetto di tale norma Di Maio non avrebbe dovuto e potuto partecipare alla competizione interna perché querelato da Marika Cassimatis, la candidata esclusa dal Movimento alle comunali di Genova. Già all’epoca dei fatti Di Maio si difese fermamente dall’accusa fornendo una nuova interpretazione del regolamento per sigillare la sua posizione: “L’esclusione riguarda i reati gravi, non le querele degli altri partiti”.