Dopo il “riposo” di 10 ore, è finalmente cominciato lo spoglio in Sicilia per le elezioni del nuovo governatore della regione. Secondo la terza proiezione Emg riferita a La7, il candidato del centrodestra, Nello Musumeci, ha ottenuto il 37,3% dei voti, mentre il candidato del Movimento 5 Stelle ha avuto il 36,4%. Restano indietro Fabrizio Micari, candidato del Partito Democratico, che già da ieri sera ha ammesso la sconfitta, e Roberto la Rosa, candidato da Siciliani liberi, con lo 0,6%. L’affluenza alle urne è stata del 36,3%. Tutti i riflettori sono sulle elezioni in Sicilia perché sono considerate, insieme alle elezioni per il Municipio X di Roma - Ostia, una prova per le elezioni generali a marzo del 2018.

L’unità del centrodestra

Per l’esponente di Forza Italia e presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, i risultati in Sicilia confermano che il centrodestra è l’unica forza politica che può contenere l’avanzata del Movimento 5 Stelle in Italia. Solo la coalizione dei partiti di destra può contendersi il potere con i grillini. “Come unico partito loro sono i primi nei sondaggi", ha detto Toti al Corriere della sera. "Questo dato, insieme ad un forte astensionismo, deve far scattare l’allarme sulla sfiducia degli elettori verso i partiti tradizionali. Ma noi, il centrodestra, abbiamo un punto di forza che è l’unità, che non è semplicemente un cartello elettorale, bensì una coalizione con una sostenuta base politica”.

Toti ricorda che è grazie a questa formula che governa la regione Liguria.

Una prova locale, non nazionale

Secondo Toti, non si può pensare che il voto siciliano sia riprodotto su scala nazionale. Le elezioni di domenica, secondo lui, non sono una prova di quello che potrebbe accadere a marzo del 2018. Tuttavia, anche così, con queste percentuali il centrodestra non avrebbe la maggioranza assoluta per governare il Paese e non resterebbe altro che una nuova alleanza.

La questione però non è solo di aritmetica ma di contenuto. Toti ricorda che le attuali politiche del centrodestra sullo Ius soli, la legge di Bilancio e il taglio ai fondi locali, non sono compatibili con quelli del Pd. “Silvio Berlusconi farebbe bene a candidarsi", ha aggiunto Toti. "Sarebbe l’attaccante di punta di Forza Italia.

Il voto siciliano dimostra che si può essere in campo anche senza essersi candidati”.

La rinascita del centrodestra

La vittoria del centrodestra in Sicilia potrebbe trasformarsi nel rilancio di questa forza politica a livello nazionale. L’esperimento di coalizione siciliano è il primo dopo la condanna di quattro anni per frode fiscale per Silvio Berlusconi e il suo ritiro (apparente) dallo scenario politico nel 2015. Il prossimo 22 novembre ci sarà il pronunciamento sul caso dell’ex premier, ma i giudici si sono presi sei mesi per elaborare e scrivere la sentenza, per cui il leader di Forza Italia non farà in tempo a presentarsi alle elezioni di marzo del 2018.

M5S, il primo partito

In quando al Movimento 5 Stelle, la presenza del partito di Beppe Grillo è sempre più forte.

Tutto basato sulla necessità degli elettori di avere un cambio. Dalle proiezioni, comunque, si legge che il M5S è il primo partito. Tuttavia, è rimasto inchiodato nella stessa percentuale di voti.

Invece secondo il capogruppo del M5S in Campidoglio, Paolo Ferrara, nel Municipio X di Roma, c’è un evidente il successo dell'"effetto Raggi". Il partito è la prima forza politica e riesce a prendere più voti di tutti da solo. "Gli altri, come al solito", scrive Ferrara su Facebook, "si sono coalizzati in un'ammucchiata di partiti. Il M5S è l’unico in grado di gli estremismi, gli unici ad avere un reale consenso”.

Per il giornalista Attilio Bolzoni, “la magia sull’isola da sempre ha giocato su diversi tavoli politici simultaneamente”. Oggi non è diverso: “I burattinai sono sempre gli stessi, cambiano solo i burattini”.