È di pochi giorni fa la notizia degli attacchi su Twitter tra il Presidente degli Stati, Uniti Donald Trump, ed il leader della Corea del Nord, Kim Jong-Un. Quest'ultimo, durante il suo discorso di Capodanno ha dichiarato che il suo bottone nucleare è sempre sul tavolo, alludendo ad una possibile dichiarazione di guerra. A quel punto non si è fatta attendere la risposta di Trump su Twitter: "Il mio pulsante nucleare è più grande e più potente del suo ed il mio funziona". Parole che alzano nuovamente la tensione in una situazione in cui si susseguono le minacce.

L'ultima ipotesi catastrofista era stata di una guerra a Natale che fortunatamente non si è avuta. La Corea del Nord, in base alle convinzioni degli Stati Uniti, sarà messa in ginocchio dalle ultime sanzioni e la situazione economica che si andrà aggravando non può che spingere il piccolo Stato comunista verso i negoziati. Il tweet di Trump può essere una buona dimostrazione di come l'impulsività sui social network possa portare a conseguenze enormi. Per i privati cittadini le conseguenze di un tweet errato sono trascurabili, mentre se il messaggio arriva da un capo di Stato si può arrivare anche a scatenare una guerra, soprattutto se il tweet si inserisce in un contesto ad alta tensione.

Una speranza dalle Olimpiadi?

Nel discorso di Capodanno le parole del leader nordcoreano sono state in parte belligeranti. Però è arrivato anche un messaggio di dialogo molto importante. Il mese prossimo si terranno le Olimpiadi invernali in Corea del Sud; nelle parole di Kim c'è la volontà di far partecipare alla manifestazione una coppia di pattinatori del suo paese in segno di apertura.

Non ci sono soltanto venti di guerra, dunque, ma anche una speranza di pace e dialogo. Le Olimpiadi sono nate proprio come strumento di sana competizione e dunque di concordia tra le nazioni; ora il mondo guarda con speranza a ciò che succederà a Pyeongchang. Ricordiamo in questo caso due precedenti negativi: le Olimpiadi di Mosca 1980 e quelle di Los Angeles 1984, in piena guerra fredda, boicottate rispettivamente dalle rappresentative statunitense e sovietica.

I Giochi di Seul del 1988, in Corea del Sud, furono invece boicottati proprio dai nordcoreani. Questa volta l'epilogo può essere diverso, con la partecipazione degli atleti della nazione "nemica" a quella ospitante e con una apertura al dialogo auspicata dai popoli.

Conclusioni: cosa accadrà in Corea del Nord?

In definitiva la tensione resta alta, la minaccia nucleare è ben presente nelle parole dei due leader e la guerra resta un'opzione sul tavolo, ma finalmente abbiamo una speranza che nessuno si sarebbe aspettato fino a qualche settimana fa. Staremo a vedere, sperando che lo sport vinca sulla guerra.