Il prossimo 4 marzo sarà election day per Lombardia e Lazio. Lo ha confermato il Viminale: lombardi e laziali andranno alle urne non solo per le elezioni Politiche ma anche per le regionali.

Si tratta di una scelta fatta al fine di risparmiare quasi 100 milioni di euro che però ha colto alla sprovvista i partiti, costringendoli a trovare velocemente i candidati più adatti e a chiarire e confermare definitivamente le alleanze.

In Lombardia la carica di governatore sembra essere contesa tra il leghista Roberto Maroni (già in carica) e il renziano Giorgio Gori, attuale sindaco di Bergamo, mentre nel Lazio non vi è ancora un candidato ben definito per il centrodestra che si schiererà contro Nicola Zingaretti, del Pd.

La situazione risulta ad oggi ancora piuttosto confusa sotto molti aspetti e i partiti stanno tentando di definirla nel più breve tempo possibile.

Se non è facile per loro, però, non meno complesso è il compito degli elettori, soprattutto per quel che riguarda i voti per Camera e Senato. Oltre ad un’attenta valutazione dei programmi, i cittadini italiani dovranno fare attenzione anche alle alleanze che si stanno creando tra le diverse fazioni, talvolta del tutto inaspettate e in grado di sollevare enormi dubbi.

Quella degli italiani quest’anno sarà un’ardua scelta, resa più difficile anche dal sentimento di sfiducia nei confronti della politica che si è sviluppato in modo sempre più accentuato negli ultimi anni.

Credere in un programma? Credere in un candidato? In cosa bisogna credere? Qual è il criterio da seguire per non fare una scelta di cui ci si rischia di pentire?

Non riuscendo a trovare le risposte a queste domande, il realismo prende il sopravvento: la possibilità di scegliere è una grande fonte di libertà per l’uomo ma anche di angosciante pericolo.

La possibilità di scelta come libertà

Il libero arbitrio è un grande potere per l’uomo, a parere di molti il più grande; è ciò che gli consente di autodeterminarsi e di definire, attraverso le sue intenzioni, la sua individualità e il suo essere.

Poter scegliere rende l’uomo libero di imporsi sulla realtà e di farlo nel modo migliore attraverso la responsabilità, così da essere causa dei propri effetti.

Se ogni evento dipendesse dal caso, l’essere umano non avrebbe alcuna padronanza sulle sue conseguenze e dovrebbe limitarsi all’accettarsi come passivo di fronte ad una realtà che si dispiegherebbe casualmente ed indipendentemente dal suo agire.

La possibilità di scelta come miseria

“Esistere significa poter scegliere; anzi, essere possibilità. Ma ciò non costituisce la ricchezza, bensí la miseria dell’uomo. La sua libertà di scelta non rappresenta la sua grandezza, ma il suo permanente dramma. Infatti egli si trova sempre di fronte all’alternativa di una ‘possibilità che sí’ e di una ‘possibilità che no’ senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel buio, in una posizione instabile, nella permanente indecisione, senza riuscire ad orientare la propria vita, intenzionalmente, in un senso o nell’altro.”

Fu Søren Kierkegaard, esistenzialista danese, a scrivere queste parole nella sua opera Aut-Aut pubblicata nel 1843.

Per il filosofo la libertà di scelta pone l’uomo di fronte alla propria miseria. Di fronte alle infinite possibilità e alle loro infinite conseguenze, l’individuo si perde nell’incertezza e nell’incapacità di prevedere gli effetti delle sue azioni. L’angoscia si manifesta così, come frutto del dubbio, del rischio di sbagliare in quanto essere imperfetto e della paura dell’ignoto.

Accanto ad ogni possibile evento positivo determinato da un’azione volontaria ve ne è uno negativo, la possibilità del tutto diventa la possibilità del nulla e l’uomo crolla in un’angoscia esistenziale causata dalla sua stessa libertà.

Il libero arbitrio è dunque un’arma a doppio taglio: da una parte è l’opportunità di ciascuno di essere artefice del proprio futuro - per lo meno parzialmente -, dall’altra è il rischio di autodistruggersi.

Un proverbio cinese recita che “possiamo scegliere quello che vogliamo seminare, ma siamo obbligati a mietere quello che abbiamo piantato.”

L’uomo ha tra le mani un potentissimo mezzo. Lo saprà usare bene?