Washington, 23 gennaio 2018. Il presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump, ha firmato la fine dello shutdown, che dalla mezzanotte dello scorso 19 gennaio 2018 paralizza l’amministrazione federale statunitense. Repubblicani e democratici si sono riuniti in senato e dopo ore di intense trattative il Senato ha approvato un testo, permettendo così di arrivare al quorum di voti necessari per aggirare l’ostruzionismo e procedere con l’approvazione di un finanziamento delle attività di governo federale fino all’8 Febbraio.

Questione di numeri

La mozione procedurale aveva bisogno di 60 voti e per raggiungere l’obiettivo era necessario l’appoggio di una parte dei democratici.

Possibile adesso, grazie all’accordo con il leader della maggioranza repubblicana Mitch McConnell, che prevede una soluzione per i quasi 700mila immigrati protetti dal DACA, programma voluto dall’ex presidente Barack Obama, e successivamente abrogato dal presidente Donald Trump. Con 81 voti a favore e 18 contrari, in Senato e 266 voti contro150 alla Camera dei rappresentanti, la legge è passata.

Il tweet

Con un tweet, Trump fa sapere ai suoi elettori, che l’intesa raggiunta è una grande vittoria dei repubblicani, e si dimostra soddisfatto della ragionevolezza mostrata dai democratici.

Botta e risposta

Un vero e proprio incontro di boxe, durato circa 60 ore, senza esclusione di colpi: tra accordi saltati, accuse di scaricabarile, che hanno portato i repubblicani, la Casa Bianca ed il presidente Donald J.Trump ad accusare l’opposizione di giocare con la vita dei militari e delle famiglie, che con lo shutdown avevano fermato lavoro, servizi e la conseguente erogazione di stipendi.

I democratici, di tutta risposta, puntano il dito contro il presidente D.J. Trump che da accordi raggiunti si era tirato indietro. Nel mirino c’è il destino dei 700mila immigrati, i cosiddetti Dreamers, che ora rischiano di essere espulsi dal paese delle opportunità.

Daca: cos'è?

Il Daca: programma del governo federale degli Stati Uniti siglato nel 2012, creato e fortemente voluto dall'amministrazione di Barack Obama, che offre alle persone arrivate illegalmente negli Usa da bambini, non oltre i 31 anni il 15 giugno 2012, il diritto temporaneo, di due anni, di vivere, studiare e lavorare legalmente in America, rispettando alcune condizioni quali: non avere precedenti penali di alcun tipo, non commettere atti che ledano la sicurezza, frequentare la scuola o il servizio militare.

Il diritto di permanenza si rinnova di due anni in due anni dando la possibilità di iscriversi al college o venire assunti in un posto di lavoro. Obama era intervenuto per regolamentare la mancanza di una riforma sulla legge immigrazione, garantendo così ai migranti, la possibilità di ottenere dei permessi di lavoro rinnovabili nonostante lo status di "privi di documenti”.

La rottura

Il programma cancellato senza alternative dal presidente Trump, scatena le ire dei democratici che, irremovibili fino alla fine, portano al conseguente shutdown. Con la promessa che l’Aula si impegni in "un accordo globale” che includa una soluzione valida per i Dreamers, Schumer, leader della minoranza democratica al Senato, spiega il compromesso raggiunto.

L'accordo

L’impegno preso dai repubblicani è quello di aprire un dialogo fin da subito circa il nodo cruciale del programma per i minori immigrati negli Usa illegalmente (DACA), le sorprese non finiscono qui perché, la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders, spiega alla stampa che il presidente Donald Trump farà un accordo solo se sarà buono per il Paese.

Con l’accordo ottenuto si ufficializza la presenza del presidente Usa al World Economic Forum di Davos, insieme ad una forbita delegazione capitanata da Steve Mnuchin, segretario del Tesoro, il presidente Trump prenderà parte al Forum venerdì parlando di “American First”. L’ultimo presidente a prenderne parte fu Bill Clinton nel 2000.