"La révélation m'est venue d'Orient". E' una celebre affermazione del pittore di origini francese, Henri Matisse, esponente di una corrente artistica che va sotto il nome di Fauvismo. A breve si inaugurerà a Roma una mostra dedicata a lui e il cui nome è già tutto un programma: "Matisse Arabesque". Con questo nome si è voluto mettere in evidenza il forte rapporto che si è venuto ad instaurare fra il pittore e la cultura dell'Oriente. Le opere, che provengono dai musei di tutto il mondo, dal MoMA di New York al Puškin di Mosca, saranno in mostra alle Scuderie del Quirinale dal 5/03, fino al 21/06.

La mostra arriva in un momento in cui i rapporti con il popolo islamista sono molto tesi e la minaccia terroristica dell'Isis non ha fatto altro che peggiorare la situazione. In questo clima molto caldo, dal sapore quasi medievale, si intravede una luce in fondo al tunnel: il faro della conoscenza. Una mostra che ha per soggetto un uomo, che ha scoperto la grande bellezza e ricchezza decorativa dell'Arte araba. Potremmo dire che il tema principale è l'Oriente. Ma cos'è l'Oriente? L'Oriente si configura come quel concetto che ha sempre esercitato e sempre eserciterà un profondo e misterioso fascino agli occhi di noi europei. E' un concetto che si concretizza in quei luoghi a noi essenzialmente sconosciuti.

Matisse, come tanti altri artisti della sua epoca (Picasso, Gauguin), ha sentito il bisogno di saziare la propria fame d'Oriente, per cui si iscrisse all'accademia di belle arti e risentì della forte influenza di alcuni suoi insegnanti, che erano importanti orientalisti del tempo. Viaggiò e visitò le esposizioni di arte araba-musulmana in Europa, per poi dirigersi finalmente verso il medio Oriente.

Nello specifico andò a visitare l'Algeria, allora colonia francese. In quel luogo, Matisse scoprì un mondo che si basava su un tipo d'arte molto diverso da quello europeo. Scoprì un forte gusto per la decorazione, per i colori vivaci e il tutto abbinato ad un forte policromismo e ad un'eleganza del tutto, che è senza tempo e che caratterizza anche la scrittura araba.

Ebbene, nelle opere del suo soggiorno algerino, si può riscontrare una forte influenza dei succitati elementi, ma anche influenze della pittura ottomana, bizantina e quella italiana, della tradizione che fa capo a Giotto.

Quel che si prospetta, con questa esposizione, ha tutti i requisiti per essere un vero e proprio evento nel bel Paese. Roma, minacciata dal terrorismo islamista, si fa portatrice di un'apertura intelligente nei confronti del mondo arabo. Matisse, con il suo dirompente estro creativo, ci farà da guida nel nostro, o meglio, in uno dei nostri "Orienti". Un viaggio in cui non abbiamo niente da perdere, ma possiamo solo arricchirci di una conoscenza e di una curiosità positiva verso l'altro.