Ad una settimana esatta dall'incendio che ha distrutto il Terminal 3 dell'Aeroporto di Fiumicino, spuntano i primi nomi sui quali ricadranno le indagini in merito al disastro. Sul registro degli indagati, gli operai e i responsabili della ditta alla quale fu affidato l'appalto per il servizio di manutenzione degli impianti di condizionamento e di riscaldamento dello scalo.

Appare ormai certo che il rogo scoppiato nella notte tra mercoledì e giovedì scorso sia stato causato da un condizionatore portatile. E, probabilmente, le fiamme sarebbero divampate da un locale di servizio.

E' qui che da tempo si denunciava la presenza di un quadro elettrico che, ultimamente, tendeva al surriscaldamento. E, per far fronte a questo problema, si era pensato di raffreddare l'impianto con un metodo "altamente sicuro", ovvero utilizzando un climatizzatore portatile. Proprio quello che ha generato le fiamme. Lo hanno accertato il procuratore Gianfranco Amendola e il sostituto Valentina Zavatto. Le immagini delle telecamere a circuito chiuso che accompagnano le indagini lo confermerebbero. E il caso, affidato agli inquirenti della Procura di Civitavecchia, procederà mettendo al vaglio filmati e dichiarazioni testimoniali.

Sicurezza sul lavoro. Ad essere consultati dal pubblico ministero anche due consulenti tecnici, rispettivamente specializzati in materia antincendio e sicurezza sul lavoro.

Alcuni filmati, infatti, testimoniano come alcuni operai abbiano acceso il condizionatore ogniqualvolta scattava l'allarme. Metodi antidiluviani, sembrerebbe il caso di dire. Soprattutto se ci troviamo in un aeroporto internazionale. Ma sembra che in tutta la vicenda il fumo delle fiamme abbia voluto, allo stesso tempo, metter luce su alcuni aspetti.

La corsa alla normalità ha portato Adr a rassicurare i dipendenti aeroportuali sull'agibilità del terminal e sulla "salubrità" del posto non solo per chi lavora, ma anche per i passeggeri. Ma spunta oggi il nome di casa Benetton. Sebbene il brand italiano finora sia rimasto offuscato dietro la coltre di fumo, è interessante sapere che l'incendio ha giocato un brutto scherzo sulla cessione di ben il 30 per cento di Adr.

Non tira, quindi, una buona aria per Aeroporti di Roma, le cui scelte di affidare una serie di appalti a ditte specializzate si sono rivelate quantomai fallaci. Non solo, infatti, sarebbero sotto accusa gli impianti antincendio, ma addirittura i piani di evacuazione. La riflessione viene da sé, ovvero che, finora, chiunque lavori presso l'aeroporto e i milioni di passeggeri che vi transitano sono stati a stretto contatto con il pericolo. E a loro insaputa. Se un incendio è occorso per denunciare la presenza di amianto al Terminal 3, c'è da chiedersi se anche gli altri terminal "godono" dello stesso stato di salubrità. Se vuoi rimanere aggiornato sui miei articoli e, in particolare, su questo argomento, clicca sul bottone "Segui" vicino al mio nome ad inizio articolo.