A Roma si voterà tra 10 giorni esatti per eleggere il nuovo sindaco ed il nuovo consiglio comunale della città, oltre ai consiglieri dei vari municipi. Tra i vari argomenti di discussione in campagna elettorale non poteva ovviamente mancare il tema di quella che qualcuno definisce l'invasione cinese.

Nella capitale infatti i negozi cinesi aumentano mese per mese, la loro percentuale nei vari quartieri è sempre più significativa ed avvolge le categorie merceologiche più disparate. Ci sono poi vie, se non quartieri interi, in cui ormai quasi il 100% delle attività commerciali è in mano a persone orientali.

Un esempio? Da Piazza Vittorio, ma anzi anche da prima (e cioè da poco dopo Porta Maggiore), fino alla stazione Termini, si fa fatica a trovare un negozio italiano: qualunque tipo di attività è in mano a persone straniere e per la maggior parte cinese.

Specie nel caso di negozi di abbigliamento, assistiamo ad una presenza a schiera di negozi tutti uguali, o molto simili, di persone cinesi che per centinaia di metri si susseguono su entrambi i marciapiedi, fino ad arrivare appunto alla stazione Termini. Via Napoleone III è tutta cinese, ma anche su Via Principe Eugenio ormai ci lavorano in tanti. Il quartiere Esquilino d'altronde è diversi anni che ha visto scappare tantissimi commercianti italiani, ma anche semplici residenti, spaventati da un tasso di criminalità e di delinquenza, specie notturna, arrivata a livelli insostenibili.

Ora questo è il tema: chi attacca duramente questa situazione, chi addirittura parla di invasione da arrestare e far retrocedere immediatamente prima che sia troppo tardi, introduce un tema giusto oppure siamo di fronte al più becero razzismo? Sono semplicemente più bravi di noi, hanno più voglia di fare e riescono, dato il loro successo, a passare dai casalinghi ai bar ed all'abbigliamento (ma anche a minimarket, tabaccherie, negozi di riparazione, ristoranti ecc.

ecc.) in poco tempo, oppure tale fenomeno è semplicemente un'ingiustizia nei confronti dei cittadini italiani? Se infatti, da un lato, molti di questi si rivolgono ai negozi cinesi per risparmiare un po', dall'altro vediamo come le botteghe artigiane ed i negozi di produzione nostrana sono costretti a chiudere. Le risposte a queste domande che ognuno di noi si darà, probabilmente, influenzerà anche l'esito delle prossime elezioni amministrative di Roma.