Lunedì 6 Marzo 2017 lo scrittore, attivista e giornalista Erri De Luca ha incontrato gli studenti presso l’Università degli Studi Roma Tre. “Ricomincio dagli studenti”, così è stato intitolato il meeting con gli Universitari Romani, reso possibile dal Comitato studentesco della Facoltà di Scienze Politiche.

Il punto chiave affrontato durante la conferenza è stato il ruolo che la protesta ha avuto negli anni e di come questo si sia evoluto nella realtà politica italiana.

Gli anni della lotta operaia

Il primo argomento introdotto nella discussione sono stati gli anni della lotta operaia.

L’Italia del dopoguerra è segnata dal “boom demografico" che pone le basi per la nascita di quella che viene definita la "prima generazione con istruzione di massa". Sono gli anni in cui le fabbriche si "ripopolano" con l'avvento delle emigrazioni dal Sud Italia e la massa operaia cresce, acquisendo la consapevolezza dei propri diritti. Quando questi non vengono rispettati, i lavoratori insorgono organizzando lotte operaie per cercare di ottenere ciò che ingiustamente gli viene negato. Le fabbriche diventano quindi luogo di lavoro e di aggregazione, comunità e condivisione. In seguito alla sua esperienza come operaio della Fiat, lo scrittore ha affermato che "l'operaio viveva in uno stato di subordinazione in fabbrica, situazione che muta improvvisamente con lo scoppio dei primi cortei operai".

Si comincia a chiedere il rispetto dei diritti legati non più soltanto alla sfera economica, ma anche e soprattutto alla sfera personale. Sono gli anni di maggior attivismo per “Lotta Continua”, movimento politico indipendente di cui è stato attivista per molti anni, e in cui si raggiungono importanti risultati.

Gli anni di piombo, o meglio, gli anni di rame

Gli anni '70 non sono soltanto quelli delle lotte operaie, ma anche quelli più caldi dal punto di vista politico. "Si è parlato, e si parla ancora oggi, di anni di piombo ma per me è un' espressione senza significato. Parlerei più di anni di rame-ha continuato il giornalista- perché sono anni in cui vengono riprese anche lotte esterne all’Italia”.

La storia è stata segnata da numerosi conflitti, ma quelli di oggi sono di natura diversa. Per De Luca "quelli di oggi sono locali, come le proteste No Tav tutt'ora in corso in Valle di Susa- a cui ha preso parte e per cui è stato processato nel 2015 con l'accusa di istigazione a delinquere. Questa tipologia di proteste può essere definita della comunità proprio perché coinvolge tutte le fasce d’età che insieme si battono per un importante diritto: l'integrità fisica. E' in atto un' aggressione criminale nei confronti dei cittadini e del territorio in cui vivono, e i danni procurati ad esso sono da considerarsi veri e propri crimini di guerra. La risposta della comunità è quindi immediata: ribellarsi per autotutelarsi".

Opere pubbliche e corruzione in Italia

A chiudere l'incontro è la tanto dibattuta questione della corruzione e delle opere pubbliche in Italia. Alla domanda "Oggi vale ancora la pena di protestare?" De Luca ha risposto: "In un paese fortemente corrotto come l'Italia di oggi la protesta è rimasta uno dei pochi mezzi per far sentire la propria voce. Il reato di protesta non esiste più da molti anni, per cui oggi è possibile ricorrervi come mezzo legittimo per opporsi e per dimostrare di non volersi arrendere di fronte alla corruzione dilagante della nostra società".

Le nuove generazioni appartengono a quella definita "sperimentale e precaria", che non si arrende ma anzi si batte per cambiare le cose.

L’importante eredità, di cui dovranno farsi carico, richiede grandi responsabilità per poter essere affrontata.

Cambiare le cose richiede coraggio e forza di volontà. Sarà quindi soltanto attraverso questi “due motori” che si potrà mettere in atto il cambiamento tanto ambito e smuovere il mondo nella giusta direzione.