Li chiamano gli invisibili, perché un po' è come se non esistessero, perché si fa finta di non vederli e si gira la faccia dall'altra parte. Una baracca diroccata, e non adatta all'uso umano, è l'unica cosa che separa Rosa e Ciro, due coniugi sessantenni, dal vivere in strada. "Anche se due anni fa abbiamo vissuto qualche mese accampati nella Stazione di Nocera Inferiore", ha dichiarato Ciro alle telecamere di un noto portale, che hanno scovato l'anziana coppia tra i canneti che costeggiano il fiume Sarno, in località Poggiomarino.

In paese si mormora della loro storia: due, forse tre figli avuti e poi sottratti dai servizi sociali.

Un passato fatto di dolore e disagio, e un futuro incerto. "Il padrone del terreno ci ha raccolto proprio alla stazione", racconta ancora Ciro, "e ci ha offerto questo riparo". La baracca, destinata originariamente a tenere gli attrezzi agricoli sotto chiave, si presenta come un cumulo di lamiere e oggetti di fortuna, adattati alla meglio per dare riparo agli sfortunati coniugi. Non c'è corrente elettrica e l'illuminazione è data dalla luce fioca di qualche candela. Senza riscaldamento, senza scarichi fognari, Rosa prepara da mangiare su un piccolo fornello a gas. Il bucato si fa con quello che si trova, l'acqua la fornisce un vicino. Stesso discorso vale per l'igiene. "Usiamo un secchio", confessa Ciro, "con dei buchi sul fondo.

Prima riscaldiamo l'acqua sul fornello, e poi la versiamo nel secchio, come fosse una doccia". Inesistenti, o quasi, i servizi igienici; appena fuori la baracca, c'è un piccolissimo capanno, con un wc. Come carta igienica, i coniugi utilizzano dei fogli di giornale. E lo scarico, senza alcun tipo di rete fognaria, finisce direttamente nel fiume.

Sì, perché ad aggravare ulteriormente una situazione di già evidente disagio, c'è l'ombra del fiume più inquinato d'Europa, che non lascia silente la sua presenza, e grava sulla salute dei due."Quando piove, la baracca si allaga", continua ancora Ciro, "e spesso, all'acqua piovana già abbondante, si unisce l'acqua che viene direttamente dal fiume."

Quando, invece, fa molto caldo, l'odore dei liquami è insopportabile, e a scappare dalla melma non sono solo i Florio.

"Quest'estate, siamo stati invasi dai serpenti. D'inverno, invece, i topi cercano riparo dal freddo, e quando torniamo la sera, spesso ne troviamo a decine morti, anche sui letti".La situazione per i coniugi è insostenibile. Vani sono stati i loro appelli al sindaco prima di Poggiomarino, e inascoltati quelli rivolti al Sindaco di Sarno, Canfora, che ricopre anche la carica di Presidente della Provincia di Salerno. "Abbiamo solo lavori saltuari, e non possiamo permetterci un tetto. Quando la giornata va bene, guadagno 15 euro, ma spesso ci rivolgiamo alla Caritas per i pasti".

Il loro appello disperato ha smosso l'opinione pubblica. La prima a muoversi in veste ufficiale è stata Carla Merolla, assessore alla politiche sociali del comune di Poggiomarino, dove i due risultano residenti.

"Non conoscevo la vicenda", ha dichiarato, "ma immediatamente abbiamo iniziato a cercare di formare un aiuto concreto." Immancabile è stato anche l'aiuto delle parrocchie come lachiesa di San Valentino Torio. Non è mancata la solidarietà anche di enti privati e semplici cittadini. Anche se l'aggravarsi della crisi economica, ha portato decine di migliaia di famiglie italiani all'estrema povertà, e la storia di Rosa e Ciro, rischia di non essere l'unica.

La storia dei coniugi Florio ha aperto una breccia nei cuori della comunità e dell'intero Paese, arrivando anche a Papa Francesco che si è espresso sulla vicenda, esortando tutti a dare un aiuto concreto. Ed è grazie a un attivista sarnese in particolare, Aniello Robustelli, e alla parrocchia di San Valentino Torio, i coniugi sono stati accolti in una casa famiglia di Lavorate, frazione di Sarno. Anche se il lavoro resta precario, non trascorreranno il prossimo Natale all'addiaccio.

Fortunatamente, c'è ancora chi guarda gli invisibili.