Il primo trapianto in Europa di un cuore 'spento', asportato da un donatore morto, è stato eseguito circa un mese fa nell'ospedale di Papworth, a Cambridgeshire, nel Regno Unito, ma i media inglesi hanno atteso gli esiti prima di darne notizia nelle ultime ore. Possono ora confermare che il paziente, Huseyin Ulucan, un sessantenne londinese in lista d'attesa dal 2008 dopo un infarto devastante, è stato dimesso dall'ospedale solo quattro giorni dopo l'intervento e si sta riprendendo bene. "Sto bene. Prima del trapianto riuscivo a malapena a camminare.

Ora mi sento ogni giorno più forte" ha dichiarato alla Bbc Huseyin Ulucan, meccanico che risiede in un quartiere a nord di Londra.

L'organo trapiantato, un muscolo cardiaco che non batteva più, era clinicamente morto ed è stato riattivato e nutrito tramite una macchina, una pompa che nel ricevente ne ha permesso il monitoraggio dell'efficienza per circa un'ora. L'innovativa tecnica usata dai chirurghi dell'ospedale britannico di Papworth - utilizzata per la prima volta nel 2014 in Australia all'ospedale St. Vincent di Sydney - prevede la riattivazione del cuore morto: viene asportato e messo in una teca, una macchina speciale dove viene nutrito con un circuito sterile di sangue in una soluzione conservante (non nel ghiaccio) ad una temperatura corporea.

Dopo 50 minuti di monitoraggio il muscolo cardiaco viene considerato pronto per l'intervento; una volta riattivato, il cuore viene mantenuto in funzione e nutrito per le successive tre ore, prima del trapianto. Questa tecnica ha avuto la capacità di dimostrare che un cuore morto può essere riattivato.

Finora si poteva trapiantare un cuore ancora funzionante (in grado di battere) da pazienti in stato di morte cerebrale.

Con questo primo trapianto sia il muscolo cardiaco che i polmoni del donatore erano 'spenti'. Una simile procedura finora è stata impiegata per il trapianto di polmone, 'ricondizionandolo' da un donatore a cuore spento: è successo alla Fondazione Ca' Granda di Milano e Franco Valenza, del Dipartimento di Anestesia del Policlinico, ha messo a punto la tecnica per preservare in questo modo i polmoni di un donatore deceduto allungando così i tempi per l'asportazione.

Ora anche in Europa si apre la prospettiva di aumentare del 25% il numero di muscoli cardiaci per i trapianti con la straordinaria possibilità di salvare centinaia di vite a rischio, come ha dichiarato Stephen Large, il chirurgo a capo dell'equipe nell'ospedale di Papworth. In Italia, secondo le statistiche del ministero della Salute, sono in totale oltre 9 mila i pazienti in lista d'attesa, di cui 6.500 in attesa di ricevere un rene. In realtà, soltanto 1.600 hanno ricevuto il trapianto e il 20% muore in attesa di ricevere un organo.