Dal convegno organizzato presso l'ambasciata degli Stati Uniti a Roma in occasione dell'Expo 2015, l'IFIC, International Food Information Council, lancia una dichiarazione molto chiara: gli OGM sono sicuri per la salute e rappresentano la soluzione alla fame nel mondo. Le teorie scientifiche che dimostrano come invece gli organismi geneticamente modificati siano un rischio troppo elevato per l'essere umano ed il pianeta sarebbero sbagliate. Lo ha detto all'Ansa nella giornata di ieri Tony P. Hall, ambasciatore americano presso la Fao negli anni passati e direttore di Alliance to End Hunger.

Hall ha aggiunto: "circa il 90% del frumento e il 90% della soia coltivate oggi negli Stati Uniti sono biotech: funziona da anni, è poco costoso ed è sicuro per la salute". Ben diverso però quanto dichiarato dalla Coldiretti proprio all'interno dello stesso Expo. I cittadini vogliono il cibo no OGM, lo dice il quinto rapporto sull'agricoltura italiano.

Una zappa sui piedi che non convince i consumatori

Per rimanere in tema di metafore agricole, come si concilia la dichiarazione di Hall con il quinto rapporto sull'agricoltura presentato proprio all'Expo 2015, dal quale emerge una clamorosa scelta "bio" per i consumatori italiani? OGM si o no? Gli OGM fanno bene o fanno male? Ecco che lo stesso Hall è costretto a chiarire: "quasi il 90% degli scienziati Usa si è pronunciato a favore dell'agricoltura biotech ma se parliamo di sondaggi la gente comune non dimostra lo stesso entusiasmo degli scienziati".

Infatti la gente comune, che poi è quella che sceglie cosa comprare, si è pronunciata chiaramente anche contro le multinazionali dell'alimentazione modificata, che hanno dovuto ammettere il crollo delle vendite e correre ai ripari, anche se di facciata.  

Un pressing troppo spinto, e l'attivista indiana Vandana Shivasi avverte: così si fa il gioco delle multinazionali

A fare più chiarezza sulle reali intenzioni della campagna pro OGM è lo stesso presidente della fondazione IFIC, Schmidt.

"L'agricoltura biotech", afferma, "ci consente di portare cibo a chi ha fame e possiamo metterli in grado di far crescere ciò di cui hanno bisogno". Lo dice proprio per l'Expo italiano: "gli esempi che portiamo in Italia sono quelli di sementi utilizzate con successo e senza problemi in cinque continenti. Bisogna prendere decisioni sulla base di fatti e non su teorie scientifiche non provate".

Sembra proprio un monito ai tantissimi, milioni, di oppositori del TTIP, il trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti. Se passasse questo trattato, le multinazionali americane che oggi non possono vendere i loro prodotti in Europa perché pieni di antibiotici ed OGM, avrebbero il via libera. Lo fece capire chiaramente tramite le agenzie di stampa anche l'attivista indiana Vandana Shiva all'indomani del voto del parlamento europeo che nel gennaio scorso stabilì il diritto di non coltivare e non consumare OGM. Sottolineò proprio la scelta OGM free dell'Europa e dell'Italia in particolare. Le sue parole oggi sembrano profetiche: ''nella cornice di una grande decisione di libertà sono stati tuttavia inseriti dei regali per le multinazionali del biotech che rischiano di rappresentare una mina per l'intero impianto''. Multinazionali americane, appunto, che sognano il mercato europeo, Monsanto in testa.