Se una persona soffre di diabete, o se vuole semplicemente seguire una dieta non diabetogena, avrà tutto l’interesse a sapere se i cibi che mette in tavola sono tutti uguali nel rapporto con questa malattia, oppure se ce ne sono alcuni che è meglio evitare ed altri da preferire. Un quesito legittimo, che cade nell’anno dedicato ai legumi. La FAO, infatti, ha dichiarato il 2016 "anno internazionale dei legumi",un alimento povero, tipico della tradizione contadina, dotato di importantissime proprietà salutistiche come la riduzione del colesterolo cattivo (LDL) o di alcune forme tumorali.

I ricercatori della Harvard T.H.Chan School of Public Health di Boston hanno condotto uno studio sull’amido e sulle fibreprovenienti da diversi alimenti.I risultati sono stati pubblicati sull'American Journal of Clinical Nutrition.

La ricerca americana

Uno studio osservazionale su 70 mila donne, denominato "Nurses’ Health Study", monitorate per due anni nelle loro abitudini alimentari, ha controllatoil rapporto tra amido e fibre presente nella loro dieta, ed eventuale insorgenza del diabete tipo 2.

Il risultato più evidente è stato che, se la quantità di amido ingerita (grammi di amido) era superiore alla quantità di fibre (grammi di fibra), il rischio di avere il diabete aumentava significativamente.

Il tutto, indipendentemente dall’apporto totale di carboidrati ingeriti.

Quello recentemente pubblicato è solo l’ultimo di numerosi studi effettuati sulla Salute delle donne statunitensi (Nurses’ Health), e le risposte ottenute sono sempre statea favore di una dieta ricca di legumi che sia regolare (una volta al giorno), meglio se variegata (lenticchie, ceci, fagioli di vario tipo come quelli neri, rossi, cannellini, borlotti, mung o indiani).

Questo riduce in modo significativo il colesterolo “cattivo” o LDL, mantiene sotto controllo la pressione e ha fatto registrare una minore incidenza di alcune forme tumorali come quella al colon retto.

Quali suggerimenti?

Il prof. Gabriele Riccardi dell’Ateneo Federico II di Napoli, endocrinologo ed esperto di metabolismo, sostiene che gli italiani hanno una dieta povera di cereali, e comunque limitata al frumento, al riso e al mais, mentre ci sono altri cereali come la segale, l’orzo e l’avena,che presentano delle diversità nutrizionali molto importanti.

Infatti, essi contengono una elevata percentuale di fibra solubile che è quella che dà il senso di sazietà, e quindi porta a mangiare di meno, a ridurre il sovrappeso e l’eventuale insorgenza del diabete.

Solo il 23% degli italiani ha una dieta che comprende un uso regolare di legumi e cereali, e questo ci colloca agli ultimi posti in Europa.E pensare che solo 50 anni fa, la dieta nostrana era basata principalmente su questi alimenti, non raffinati e consumati con regolarità.

Non ha quindi alcun senso temere i carboidrati, l’importante è che vengano assunti in una dieta equilibrata che preveda una prevalenza di fibre di frutta e verdura ma anche, anzi soprattutto, di segale, orzo e avena, tutti alimenti ricchi di fibra solubile.