E’ noto che l’accumulo di grasso viscerale, aumenta con l’età e si associa ad un maggiore rischio di diabete mellito di tipo 2 e malattie cardiovascolari.Non solo, la comparsa del fegato grasso è maggiore, oltre che negli uomini, nelle donne post-menopausa, a causa della riduzione degli estrogeni e del deposito di grasso addominale.

Tra vari metodi dietetici investigati, la dieta paleolitica, (30% di carboidrati da frutta e verdura, 40% di grassi, principalmente insaturi, 30% di proteine da carne e pesce), confrontata ad una dieta classica a basso contenuto di grassi(25%-30%),ha mostrato di ridurre significativamente il grasso epatico, già dopo 6 mesi di trattamento (64% di decremento vs 49%) ed ha mantenuto la sua azione, anche dopo 2 anni di osservazione.

La maggiore efficacia dell’approccio paleolitico, viene spiegata con l’elevato apporto di semi oleosi (vedi, noci, mandorle, noccioline, semi di zucca, di girasole), ricchi di acidi grassi polinsaturi (omega 3), ad azione antinfiammatoria e anticolesterolo.Questi, i dati emersi dallo studio condotto presso il Department of Public Health and Clinical Medicine, Umea University, Sweden e pubblicato, in maggio 2016, sulla rivista International Journal of Obesity.

Grasso viscerale e fegato grasso, strategie per combatterli

La comparsa è influenzata, in minima parte da fattori genetici, ma soprattutto da fattori dietetici: un’alimentazione con un elevato contenuto di carboidrati, predispone ad una maggiore lipogenesi (formazione di tessuto adiposo).

In genere, per ridurre il deposito di grasso addominale e contrastare l’incidenza del fegato grasso, vengono raccomandate strategie di prima scelta per perdere peso, come la restrizione di carboidrati e dei grassi totali e saturi, combinata con un aumento dell’esercizio fisico.

La dieta paleolitica, finora studiata in diversi studi clinici, ha suggerito di essere più efficiente di altre diete raccomandate, come anche la Mediterranea e DASH(50% di carboidrati, 30% di grassi, 20% di proteine),per quanto riguarda il superamento del problema della tolleranza al glucosio.

Lo studio clinico

Donne obese e post-menopausa (75), sono state reclutate per assumere una dieta paleolitica o una, a basso contenuto di grassi.

La dieta “paleo” prevedeva il consumo di carne magra, pesce, frutta, verdura, uova, noci, mandorle, olio di oliva, mentre escludeva derivati del latte, cereali, fagioli, grassi saturi, zucchero, sale, prodotti da forno e bevande analcoliche.

Il grasso epatico è stato misurato con spettroscopia di risonanza magnetica protonica; l’insulino resistenza calcolata con l’indice HOMA (Homeostatic Model Assessment), dopo 6 e 24 mesi di trattamento dietetico e osservazione.

La dieta ha mostrato di diminuire, anche per un tempo lungo, il grasso addominale ed epatico e di migliorare il profilo metabolico (diminuzione dei trigliceridi, del colesterolo e dei livelli di insulina e glucosio a digiuno).