Mercoledì 11 maggio si è tenuta la presentazione del libro “Mangia sano che ti passa” scritto da due specialisti del settore: Piero Barbanti (responsabile del Centro per la diagnosi e terapia delle cefalee e del dolore dell’Irccs San Raffaele Pisana di Roma) ed Emilio Jirillo (professore ordinario di Immunologia dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari). Si tratta di un testo che, nell’affrontare la relazione tra alimentazione e pazienti emicranici, mette sotto processo molti alimenti, ma il cui verdetto, se da una parte conferma la responsabilità di alcuni cibi e comportamenti alimentari nell'insorgere della cefalea, dall’altra fornisce interessanti assoluzioni ed inaspettate condanne.

L’emicrania è estremamente diffusa e può avere conseguenze invalidanti sia sul piano lavorativo che su quello delle relazioni sociali: ha cause complesse e multifattoriali.

L’alimentazione emerge sempre più come uno di questi fattori, e solo in tempi recenti sta ricevendo le dovute attenzioni da parte del mondo scientifico, anche con studi sperimentali ben mirati, con l’obiettivo di superare la famigerata “sindrome da ristorante cinese”, ovvero quella forma di emicrania legata all’eccessiva presenza di glutammato nella cucina cinese.

Si è approfondita l’attenzione verso molte categorie di alimenti. L’alcool rimane uno dei principali “indiziati”; le prove a suo carico sono schiaccianti: l’eccesso nel consumo di vino e superalcolici scuri (whisky e bourbon) può dare il via all’insorgenza dell’emicrania sia a breve termine (entro le prime tre ore), sia a distanza di 5-12 ore.

La moda di partecipare agli Happy Hour, che sicuramente favoriscono l’assunzione di elevate quantità di alcool anche a stomaco vuoto, può aggravare la diffusione di questo disturbo. Anche bere poca acqua durante il giorno sembra essere un comportamento scorretto, mentre una buona e corretta idratazione (i famosi 1,5 litri giornalieri) si sono rivelati un valido strumento di prevenzione degli attacchi nei soggetti predisposti all’emicrania.

Parliamo ora del cioccolato che, a lungo considerato un alimento pericoloso, viene ora sicuramente assolto (oramai il cioccolato trova sempre più conferme di essere uncibo “curativo”). Anche per i formaggi non sembrano essere state rinvenute prove che ne definiscano un ruolo negativo, come finora era stato invece prospettato.

La frutta secca, in passato considerata causa di emicrania, risulta una valida proposta in termini di prevenzione.

Vi è un lungo elenco di alimenti analizzati nel libro di Barbanti e Jirillo. Quello che emerge dalla lettura è non tanto il ruolo dei singoli cibi, che pure esiste, quanto piuttosto la necessità di rivedere nel suo insieme il modello di alimentazione. Fondamentale è nutrirsi in modo sano, prediligendo prodotti freschi e di qualità, in modo da garantire il corretto apporto di micronutrienti benefici come flavonoidi; vitamine particolarmente utili come quelle del gruppo B; minerali; enzimi specifici come ad esempio il coenzimaQ10 che conferisce alle mandorle un significativo potere di prevenzione.

Questo approccio è fondamentale proprio per evitare l’eccesso di conservanti e additivi presenti molto spesso negli alimenti conservati ed estremamente industrializzati. Questi ultimi, infatti, sono molto spesso la causa dell’induzione dell’emicrania e/o della sua comparsa nei soggetti predisposti. Il caso dei salumi può essere illuminante al riguardo: a lungo considerati come alimento da escludere o limitare fortemente, in realtà il problema è rappresentato dai nitriti che vengono aggiunti anche in elevata quantità, soprattutto nei prodotti di qualità medio-bassa.

Il Benessere e la salvaguardia della Salute passano sempre più per una Corretta alimentazione, che sappia sicuramente scegliere in modo ragionato gli alimenti da utilizzare, ma anche gestirne le quantità in modo da ottimizzare gli effetti benefici.