La ricerca sulla Sla ha rilevato che nel 2040 assisteremo a un aumento dei malati di circa il 32%. La popolazione colpita sarà soprattutto quella femminile. Lo studio è stato condotto dal professor Adriano Chiò responsabile del Centro Sla delle Molinette di Torino, in collaborazione con il dottor Bryan Traynor del National Institutes of Health di Bethesda, il tutto pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature.

Sla: future previsioni

L’aumento dei casi di Sla, Sclerosi laterale amiotrofica, non saranno dovuti solo all’invecchiamento della popolazione, ma riguarderanno tutto il continente.

La previsione di studio parte da una base certa di circa 200mila casi nel 2015 fino ad arrivare a più di 370mila nel 2040. Parliamo di circa 20% in Europa, del 50% in Cina fino alla previsione più alta del 100% in Africa. In Italia i casi di sla aumenteranno da 1.800 a 2.300 persone all’anno. Nel Registro regionale per Sla del Piemonte e Valle d’Aosta, operativo dal 1995, si evince che si è avuto un aumentato da 125 casi nel decennio 1995-2004 a circa 145 casi all’anno nel decennio 2005-2015. Tale aumento ha riguardato specialmente le donne, che in passato risultavano meno colpite degli uomini. Lo studio ha evidenziato la necessità di una programmazione degli interventi sanitari, da eseguire per fronteggiare la malattia, per una gestione e un‘assistenza adeguata ed efficiente.

Sla: sviluppi e ricerca

La sla resta ancora una malattia rara. Si conoscono solo 20 geni che possono procurare la malattia. Le altre cause come qualità fisica-sportiva intensiva, fumo, traumi, o cause ambientali restano solo ipotesi, nulla di certo. Purtroppo fino a oggi non è stato scoperto alcun trattamento mirato per la cura di questa malattia, resta solo la ricerca.

Grazie ai fondi raccolti nel 2014, con l’iniziativa “The Ice Bucket Challenge” (secchiate d’acqua), due ricercatori italiani hanno scoperto due geni alla base della Sclerosi laterale amiotrofica. Il primo a essere individuato è stato il gene NEK1 che fa parte del ruolo patogenetico delle forme familiari, mentre il secondo Sarm1 riguarda l’associazione con la malattia.

Pubblicati sulla rivista scientifica Nature Genetics dall’Irccs Istituto Auxologico Italiano - Dipartimento di Fisiopatologia e Trapianti - e dal Centro “Dino Ferrari” dell’Università degli Studi di Milano. Tutto è nelle mani dei ricercatori, a loro l’arduo compito di svelare tutti i segreti che coinvolgono questa malattia. Noi ci auguriamo, di raccontare il prima possibile del primo caso di regressione della malattia, con la completa guarigione.