Si parla molto, e a ragione, di legalizzazione delle droghe leggere, visto che la marijuana è la sostanza illecita più usata al mondo.Da tempo sappiamo che i consumatori abituali, soprattutto quelli che iniziano in giovane età, sono a più alto rischio per le disfunzioni cognitive e le malattie psichiatriche, tra cui si annoverano la depressione, il disturbo bipolare e degenerazioni come il morbo di Alzheimer.

Un nuovo studio, pubblicato il giorno 8 ottobre 2016 nella versione on-line della rivista Acta Psychiatrica Scandinavica, connette i disturbi dell'umore e dell'ansia al consumo di questa droga.

Non solo. L'articolo valuta anche la presenza di effetti a lungo termine che interessano lo sviluppo dell'intelligenza. Gli scienziati del Programma (FEMAP) al London Health Sciences Centre hanno condotto questo studio partendo da un presupposto, ossia il consumo terapeutico di marijuana per alleviare il dolore.

L'esperimento e il QI

Il team di ricercatori ha suddiviso i giovani in quattro gruppi:

  • i depressi che non consumavano marijuana;
  • i depressi che erano anche frequenti consumatori di marijuana;
  • i consumatori di marijuana non depressi;
  • individui sani che non erano consumatori di marijuana.

I partecipanti sono stati poi divisi sottogruppi a seconda di quando hanno iniziato a consumare marijuana, se prima o dopo i 17 anni.

A questo punto i raggruppamenti-campione sono stati sottoposti a terapia psichiatrica, cognitiva e al test del QI. Non vi è alcuna prova che il consumo di droga migliori i sintomi depressivi. Grazie alla risonanza magnetica funzionale (fRMN) sono state riscontrate differenze nelle aree del cervello che controllano i centri motori: più in dettaglio, chi aveva iniziato a usare marijuana prima dei 17 anni rivela anomalie nelle regioni cerebrali deputate alla visione e alla memoria.

Di qui i bassi punteggi del QI.

Marijuana, depressione e fattori neurotrofici

Per la prima volta è stata trovata la conferma che non solo questa sostanza stupefacente non funge da correttivo nei casi di depressione, ma è direttamente connessa all'insorgenza di problemi nella sfera dell'apprendimento e dell'intelligenza. Ma c'è di più.

Variazioni genetiche di una neurotrofina (ossia di una famiglia di proteine che determinano la sopravvivenza, lo sviluppo e la funzione dei neuroni) chiamata fattore neurotrofico cerebrale BDNF (Brain-derived neurotrophic factor) sono state rilevate in proporzione maggiore nei giovani che hanno abusato di marijuana in giovane età.

Dopo il fattore di crescita nervosa, il BDNF è il più noto. Esso agisce sui neuroni di entrambi i sistemi – sistema nervoso centrale e periferico – favorendo la crescita, lo sviluppo e il sostentamento di nuovi neuroni e delle sinapsi. È dunque importantissimo per tutti i processi intellettivi. Questa variazione genetica può predisporre i giovani ad un uso precoce di marijuana?Non lo sappiamo ancora, visto che il numero di partecipanti a questo esperimento è stato basso. Queste generiche correlazioni dovranno essere verificate mediante studi di più ampio respiro.