Negli ultimi anni sono spuntati come funghi i ristoranti che offrono accattivanti menù di sushi a prezzi paragonabili a quelli di una pizza e c'è da dire che a livello di gusto talvolta non sono nemmeno male. Ma come è possibile che questi ristoranti riescano a servire sushi, crudité e altre pietanze pregiate a prezzi così bassi e riuscire a guadagnare? Una domanda che si sono posti molti avventori, a cui prova a dare una risposta Cinzia Alfè in un recente articolo sul magazine di gourmet dissapore.com, prendendo spunto da un'inchiesta di Gabriele Martini per il quotidiano La Stampa.E la risposta alla domanda non appare molto confortante, per gli amanti di questo genere di locali.

Cosa c'è dietro al pesce low cost?

La maggioranza dei locali che offrono questo tipo di menù sono ristoranti etnici, prevalentemente cinesi ma anche giapponesi, che sono soliti proporre una variegata quantità - spesso a buffet e talvolta con la formula "all you can eat" - a prezzi veramente concorrenziali, fattore che dovrebbe spingere il consumatore a chiedersi come sia possibile. Tra l'altro spesso i menù contengono anche pesce crudo, che se non abbattuto e conservato secondo precise regole, può provocareproblemi a lungo termine.

Le materie prime sono di scarsa qualità

I giornalisti della Stampa hanno chiesto a Bernard Journo - uno dei proprietari di una società che commercia specialità gastronomiche orientali ai ristoranti giapponesi in Europa - come sia possibile che questi locali possano guadagnare praticando prezzi così bassied egli senza mezzi termini ha spiegato che il sushi di buonaqualità non può costare così poco.

Journo evidenzia inoltre come le materie prime utilizzate da quei ristoranti non siano acquistate presso i fornitori tradizionali del settore.

L'obiettivo di questi ristoranti è quello di abbattere i costie per farlo devono necessariamente sacrificare la qualità delle merci. I gamberi serviti non sono freschi, bensì sono precotti e surgelati e provengono da paesi comeThailandia, Vietnam, Bangladesh e Cina.

Il tonno suscita preoccupazione

A suscitare maggiore preoccupazione è il tonno, poiché oltre ad essere delle qualità più economiche, talvolta sarebbe reperito attraverso canali clandestini e non soggetti a controlli, pescato in violazione delle normative e conservato in modo inadeguato.In un contesto come questo, il rischio di intossicazioni è elevato: ad iniziare dall'anisakis, parassita che infesta le viscere dei pesci, che per essere eliminato richiede la cottura, oppure deve essere abbattuto a -20° per 24 ore.Le infestazioni di anisakis possono provocare seri danni allo stomaco dell'uomo e liberarsene talvolta richiede lunghe terapie, che possono prolungarsi anche per alcuni anni.

Ma il pesce crudo avariato può causare anche disturbi gastrointestinali, intensi ma che normalmente passano nel giro di poche ore.

Le frodi alimentari

Un altro problema del settore low cost è quello delle sofisticazioni alimentari, talvolta illecite e negative per la salute. E' il caso dell'utilizzo dicafodos, un conservante proibito in Italia che fa avere un aspetto "fresco" anche il pesce vecchio. Per fare avere al pesce un aspetto migliore vengono usate acqua ossigenata e acido borico.

A confermare i dubbi espressi nell'articolo, i risultati dei controlli del Nucleo Anti Sofisticazioni alimentari dei Carabinieri (NAS) che dall'inizio del 2015 ha passato al setaccio oltreduemila locali di questo tipo, riscontrando problemi igienici nel 70% dei casi.

Quasi la metà dei locali custodivano pesce in cattivo stato di conservazione, ,mentre quasi uno su cinque ha avuto problemi nel dimostrare la provenienza dei prodotti. Insomma, è proprio il caso di dire che in questo ambito risparmiare può costare molto caro.