Il modello di assistenza all'infanzia, che era considerata un fiore all’occhiello italiano in Europa e modello da imitare, sta trovando una via inversa in questi ultimi tempi.

Le statistiche

Il presidente del Fimp (Federazione italiana medici pediatri), Giampietro Chiamenti, ha sollevato l'alert della situazione deficitaria in Italia per quanto riguarda il consistente calo del numero dei pediatri. Questo fenomeno, peraltro già in atto, sta già imponendo il modo di pensare l’attuale organizzazione delle cure - continua nel suo intervento -, un percorso obbligato per garantire il diritto del bambino e dell’adolescente a essere curato da professionisti dedicati e in ospedali e reparti a loro dedicati.

La cronaca parla di ospedali in sofferenza: si fatica a trovare specialisti, dalla neonatologia per i bimbi prematuri ai reparti di allergologia infantile. In tutto il territorio nazionale le carenze si segnalano sopratutto nelle aree rurali e di montagna, dove pochi sono disposti a recarsi per lavoro. I numeri di questa 'emorragia' parlano di 1.750 pediatri che sono andati in pensione negli anni nel quintennio 2010-2015 ed inoltre si calcola che il 15% dei bambini in Italia sono senza pediatra di riferimento, mentre si calcola che 3.630 specialisti saranno in uscita nel periodo 2015-2020.

Se da una parte c’è una fuga dal posto fisso (infatti si preferisce sempre più l'attività privata), dall’altra esiste un nettissimo calo delle iscrizioni ai corsi universitari per la specializzazione pediatrica.

Lo scenario odierno è lo specchio di un divario compensato dal calo delle nascite.

Il sistema pediatrico pugliese

A fronteggiare il problema, la puglia, ha già trovato la soluzione. Nelle cinque postazioni della provincia Bat la sperimentazione ha funzionato e come: si ha avuto quasi un azzeramento, rispetto ai numeri registrati normalmente dei codici bianchi al pronto soccorso.

Il servizio denominato Scap - Servizio di consulenza pediatrica ambulatoriale - prevede un pediatra e un infermiere, che al lavoro nei giorni festivi e prefestivi, sabato e domenica, dalle 8 alle 20, opereranno in locali adiacenti alle strutture di emergenza. Tempi d'attesa dimezzati quindi con solo 600 bambini su 20mila passati nel 2015 e ricoveri diminuiti del 18%.

Il servizio sarà fruibile presso le strutture ospedaliere dotate di unità operativa di pediatria e nei comuni con una popolazione maggiore di 50mila abitanti. Le sedi saranno 23:

  • sette per l'Asl Bari (San Paolo e Giovanni XXIII a Bari, Altamura, Monopoli, Corato, Molfetta e Bitonto);
  • cinque per l'Asl Bat (Barletta, Andria, Bisceglie, Trani e Canosa);
  • due per l'Asl Brindisi (Brindisi e Francavilla);
  • tre per l'Asl Lecce (Lecce, Gallipoli e Scorrano);
  • due per l'Asl Taranto (Taranto e Martina Franca);
  • quattro per l'Asl Foggia (Foggia, San Severo, Cerignola e Manfredonia).

Insomma la Puglia, sembra essere avanti rispetto al resto d'Italia, almeno una volta, per quanto riguarda la salute dei propri cittadini.