Un ricercatore americano, Brian Hanley, microbiologo, alcuni anni fa si è fatto iniettare un dna estraneo al proprio per sperimentare una terapia che contrasti il processo di invecchiamento. Lo scienziato, per anni, si è dedicato alla lotta all'Aids e proprio durante queste ricerche ha scoperto che l'ormone GHRH, ristabilito ai livelli giovanili, porta al potenziamento del sistema immunitario ed a contrastare l'invecchiamento cellulare.

La terapia

Il dottor Hanley, 60 anni, fondatore della compagnia di genetica Butterfly Sciences, sta sperimentando su se stesso una terapia genica volta ad allungare la vita.

L'elisir di lunga vita messo a punto dallo scienziato si basa sul ripristinare i livelli del GHRH (la cui funzione è il rilascio dell'ormone della crescita) ai livelli di quando si ha trenta anni. L'ormone della crescita ha il suo picco nei primi dieci anni di vita poi cala. Il microbiologo ha creato in laboratorio plasmidi, circoletti del DNA, nei quali è contenuto un gene che tiene alta la produzione dell'ormone GHRH. Attraverso l'elettroporazione il ricercatore si è fatto iniettare i plasmidi nei muscoli della coscia; la prima iniezione è avvenuta nel 2015 e la seconda nel 2016 in anestesia. L'operazione è molto dolorosa e consiste in una scarica elettrica che permette ai plasmidi di penetrare nelle cellule.

Il costo di questa tecnica è stato di circa 10000 dollari.

I risultati dell'esperimento

Il dottor Hanley asserisce di aver ottenuto buoni risultati finora. La guarigione dalle ferite è più veloce, i globuli bianchi sono aumentati, il battito cardiaco diminuito, ha 20% in meno di colesterolo cattivo. E' ancora presto però per essere sicuri che la terapia sia efficace.

Occorre valutare se ci siano effetti collaterali, quali l'insorgere di tumori cerebrali, gigantismo, stress di organi, legati proprio all'ormone della crescita. Bisognerà quindi aspettare. Negli ultimi anni i plasmidi sono stati usati con successo anche nella sperimentazione animale, dove sembrano aver funzionato.