Le chiamiamo volgarmente “mosche volanti”, ma scientificamente sono definite miodesopsie. Sono delle piccole macchioline scure fluttuanti che vediamo quando osserviamo uno sfondo bianco o un cielo terso. E si muovono insieme al movimento del nostro occhio. Questo elemento è però fondamentale, giacché se fossero fisse ci sarebbe da preoccuparsi. Le mosche volanti altro non sono che oggetti minuscoli che proiettano ombre sulla retina del nostro occhio. Fino ad oggi non venivano trattate, ma una nuova tecnica poco invasiva promette di eliminarle. Vediamo meglio come si formano le mosche volanti e come sarà possibile rimuoverle.

Come si formano le cosiddette mosche volanti

Come spiega Alberto Bellone, oculista torinese specializzato in chirurgia refrattiva e chirurgia vitreo retinica, la formazione di mosche volanti è dovuta alla degenerazione del corpo vitreo. Il quale col trascorrere del tempo perde sia la sua componente liquida che quella fibrillare. Pertanto, le fibrille vitreali tendono ad agglomerarsi e a formare veri e propri corpi mobili che seguono il nostro sguardo. Non sono pericolose per la vista, certo, ma comunque fastidiose. Inoltre, non devono essere prese sottogamba: potrebbero essere la spia di qualche malattia retinica in atto. In genere, sono dovute all’età (compaiono dopo i 40 anni) o a traumi subiti dall’occhio.

Nuova tecnica scaccia le mosche volanti

Come sarà possibile rimuoverle? Mediante una tecnica poco invasiva, definita vitrectomia 27 GAUGE, la quale utilizza una sonda molto più piccola rispetto a quella utilizzata in passato. Di fatti, il suo diametro non arriva a mezzo millimetro. Si basa su 3 fori di diametro 0,4 mm, mediante i quali si asporta il vitreo e si riparano eventuali alterazioni della retina mediante un Laser.

L’intervento può durare in media una ventina di minuti e l’occhio va bendato solo per un paio di giorni. Naturalmente non va fatto sempre e comunque. E’ consigliato a seconda dei casi. Ad esempio, nei soggetti miopi affetti da degenerazione patologica del vitreo con trazioni conseguenti sulla retina del loro occhio. Questa tecnica viene in realtà già utilizzata per problemi più gravi che riguardano gli occhi.