Nel cuore dell'Amazzonia boliviana vive una popolazione che vanta un primato, i loro cuori sono tra i più sani al mondo. Sono indigeni del Sudamerica, abitanti di 85 villaggi Tsimane, nel cuore dell'Amazzonia boliviana. Questa straordinaria scoperta è stata fatta da un team di ricercatori americani, del Saint Luke's Mid America Heart Institute, guidati da Prof Hillard Kaplan, University of New Mexico, Albuquerque, USA. Dopo aver monitorato per 10 anni queste popolazioni e, con l’aiuto della TAC, analizzato il cuore di circa 700 adulti ultra-40enni - fino ad un 94enne - sono arrivati alla conclusione che queste popolazioni non soffrono di cardiopatie come noi occidentali.

Vediamo perché.

Uno studio durato 10 anni

Dal 2014 e il 2015, i ricercatori hanno studiato le condizioni delle popolazioni residenti nei villaggi Tsimane, indigeni del Sudamerica, dove risiedono 16mila abitanti. Con l’aiuto della TAC, hanno analizzato i cuori di 705 soggetti di almeno 40 anni. Parliamo di una popolazione che vive sulle rive del fiume Maniqui, nella foresta amazzonica, dediti alla caccia e alla pesca. Le loro condizioni di vita nulla hanno in comune con le nostre, vivendo in capanne di paglia, privi di elettricità e di tutto quanto circonda il nostro mondo. Ma questi abitanti hanno cuori sani e una incidenza di cardiopatie tra le più basse al mondo.

I ricercatori hanno preso in esame un importante indicatore prognostico per il rischio di malattia coronarica, il calcio nell’arteria coronarica (CAC).

A 45 anni il 25% degli americani ha segni di CAC mentre in nessun Tsimane c’era traccia. A 75 anni l’80% di americani ha segni di CAC in confronto al un terzo dei Tsimane. In sintesi, un 80enne di questa tribù boliviana ha un’età vascolare paragonabile ad un 50enne americano.

Lo studio ha evidenziato che l'85% degli Tsimane non presenta alcun rischio cardiovascolare.

Altri 13% ha un rischio basso mentre solo il 3% ha un rischio medio alto. Questi abitanti non conoscono patologie come ictus e infarto. I risultati di questa ricerca sono stati presentati a Washington in occasione dell'Acc2017 e, il 17 marzo 2017, pubblicati sulla rivista Lancet, primo autore Hillard Kaplan, antropologo di University of New Mexico, Albuquerque, USA.

La formula cardioprotettiva di questi boliviani

Accertato l’eccellente stato di Salute di questa popolazione, i ricercatori hanno cercato anche le cause di questo singolare fenomeno, iniziando dalla dieta. I carboidrati rappresentano il 72% delle calorie (negli Stati Uniti sono solo il 52%) derivanti da quello che viene coltivato nelle fattorie a conduzione familiare, riso, mais, patate dolci, ecc. Le proteine sono 24%, di cui quelle di origine animali sono il 17% - cinghiale, tapiro e capibara, un roditore gigante – e il restante 7% deriva da pesci di acqua dolce, tipo piranha e pesci gatto. In ogni caso, la carne consumata è sempre molto magra, i grassi sono prevalentemente insaturi e nella loro dieta sono sempre presenti frutta e noci.

Passiamo all’attività fisica. Come è facilmente intuibile, gli Tsimane sono molto attivi fisicamente rispetto agli occidentali. In media un uomo percorre 17mila passi al giorno e le donne 16mila. I cacciatori possono camminare almeno sei ore al giorno coprendo una distanza di circa 18 Km. Gli Tsimane fumano e questo dovrebbe rappresentare un fattore di rischio per il sistema cardiovascolare. Ma, evidentemente, hanno sviluppato dei sistemi naturali in grado di contrastare questo rischio.

Non è tutto positivo. Gli Tsimane, pur vantando una eccellente condizione cardiovascolare, soffrono di altre patologie dovute alle condizioni di estrema indigenza in cui vivono, ad esempio, conducono una di vita molto dura - sono inattivi solo il 10% del tempo, il resto lo dedicano alla caccia, alla pesca e per coltivare la terra – c’è carenza di acqua fresca, di fognature e di elettricità. Hanno un'altissima incidenza di infezioni come la tubercolosi.