Venerdì 3 marzo, alle ore 17:00, la sala dell’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano era già piena. Il convegno dal titolo "Nuove aspettative per il diabete mellito tipo 1", organizzato dall’Associazione Autonoma Diabetici Piacentini, ha riscosso molto interesse.

La dott.ssa Sara Riboni, responsabile del reparto di Diabetologia Pediatrica presso l’ospedale G.da Saliceto di Piacenza, ha condiviso la sua esperienza con giovani e, molto spesso, giovanissimi pazienti. L’insorgenza della malattia crea sgomento: "La domanda che mi fanno i genitori è: Guarirà?", dice la dott.ssa Riboni.

Subito dopo riporta come spaventi - una volta ricevuta la risposta - la prospettiva di una terapia che dovrà essere portata avanti "a vita".

C’è anche un'idea comune che la malattia sia qualcosa di collegato all’anzianità, all’eccessivo consumo di dolci, e tutti i luoghi comuni che rendono incomprensibile una diagnosi di questo tipo su un bambino sano, in forma, che magari fa sport. Purtroppo di questi casi ce ne sono molti e, come spiega il prof. Fiorina, sono in aumento costante. Nel trattamento del diabete in età pediatrica, ci sono stati grossi miglioramenti negli ultimi anni, grazie all'introduzione di dispositivi tecnologici di ultima generazione.

"Fino a qualche anno fa il microinfusore era ancora un prodotto di nicchia, e si usava solo in rari casi".

Oggi, invece, non solo viene utilizzato con maggiore frequenza, ma viene associato anche ad un sistema di monitoraggio costante della glicemia che, nei modelli più avanzati, è in grado di comunicare con il microinfusore. Questo comporta grossi benefici in termini di riduzione della variabilità glicemica, obiettivo principale di ogni paziente e del suo medico.

I tentativi di creare un pancreas artificiale, si uniscono a quelli che mirano a rendere più tollerabile la convivenza con questi dispositivi. "I bambini hanno paura degli aghi, o temono di sentirsi etichettati dai compagni, perché indossano i dispositivi". Strumentazioni più piccole e più comode da indossare, dotate di tecnologie di comando a distanza: queste sono le aspettative per il prossimo futuro.

Nuovi traguardi nella ricerca: verso la terapia con cellule staminali

Il prof. Paolo Fiorina alterna il suo lavoro tra l’Università degli studi di Milano (dove è docente associato di Endocrinologia), la Harvard Medical School di Boston (come Assistant Professor) e il Boston Children’s Hospital (come Associate Scientist). A Milano, inoltre, dirige il centro internazionale di riferimento per il diabete di tipo 1 "Romeo ed Enrica Invernizzi".

"Nel nostro settore la collaborazione tra centri è fondamentale", afferma il prof. Fiorina. L’emergenza diabete deve essere affrontata e superata in tempi rapidi: i dati ci dicono che è la terza causa di morte in America, e le complicanze ad essa associate hanno costi di gestione insostenibili.

La Ricerca deve puntare ad una risoluzione definitiva del problema. Perché il pancreas artificiale è una soluzione, ma "Beta is best" - sottolinea Paolo Fiorina - dove le Beta sono le cellule responsabili della produzione di insulina, che nel paziente diabetico vengono distrutte da un comportamento deviato del sistema immunitario. Le soluzioni, ad oggi, sono: il trapianto di pancreas, che rimane un'operazione complessa e rischiosa; il trapianto di isole, meno invasivo ma con un effetto a termine.

Inoltre è previsto l’uso di immunosoppressori, farmaci che possono mettere in pericolo la Salute di un paziente che già combatte con il diabete. Un’altra soluzione è l’immunoterapia, con il ricorso a medicinali che tentano di bloccare l’anomalo processo immunitario, ma che purtroppo non ha portato risultati significativi.

La soluzione in fase di sperimentazione è l’utilizzo di cellule staminali, che vengono geneticamente ingegnerizzate e, una volta iniettate, agiscono come immunoregolatori, riducendo la causa che scatena l'attacco immunitario verso le cellule beta, e dunque l’insorgenza stessa della malattia.