“Tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne solamente degli attori” (Shakespeare). Questa citazione penso che racchiuda bene il senso dell’articolo che andrete a leggere. Chi di noi non ha mai indossato una maschera? Il travestimento ci rende liberi e ci fa fare cose che non faremo mai.

E su internet il nostro comportamento cambia? Siamo delle persone diverse sui social? Queste sono le domande che si è posta Patricia Wallace quando ha iniziato a scrivere il suo libro “La psicologia di Internet” (edizione italiana a cura di Paolo Ferri e Stefano Moriggi, Cortina Editore).

Patricia Wallace è insegnante alla Graduate School del Maryland University College e si occupa di psicologia delle relazioni e dell’apprendimento. Attraverso ricerche e studi ha tracciato il profilo psicologico di chi si interfaccia con i social network e Internet in generale.

La rivoluzione dei social

Che si trattasse di un evento che avrebbe rivoluzionato la nostra vita era chiaro fin dall'inizio e ancora di più da quando comparve per la prima volta il social network per eccellenza, Facebook. Internet ha cambiato il nostro modo di cercare lavoro, fare shopping. Persino il nostro modo di studiare è cambiato con Internet: dove sono finite le vecchie enciclopedie?

I social e il ritratto della psicologia online

Patricia Wallace nel suo libro ha approfondito il tema della psicologia online. Ormai la maggior parte delle interazioni avviene attraverso Internet, dove ognuno può essere chi vuole. Una psicologia plasmata dalle caratteristiche della rete, poiché “la maggior parte delle persone si costruisce e mantiene online una persona che è una versione in qualche modo potenziata di se stessa” ha spiegato l’autrice.

Questo mostrarsi diversi da come si è realmente, in casi estremi, porta al narcisismo: pubblicare sui social ogni minimo spostamento, attività o quant’altro ci accade durante la giornata e raccogliere migliaia di like ci fa credere che gli interlocutori ci apprezzino e ci stimino, continua a spiegare Wallace.

L’autrice affronta nel suo libro anche il settore della comunicazione e la sua relazione con Internet: comunicare online può essere difficile poiché vengono a mancare elementi che a volte sono indispensabili nella comunicazione interpersonale; basti pensare a tutti quei segnali non verbali (il contatto visivo, la postura, le espressioni facciali) che in una mail non possono essere trasmessi.

Dunque i rapporti che intercorrono sul web appaiono più aggressivi.

La riflessione di Patricia Wallace termina con un interrogativo che ripropongo qui affinché tutti possiate rifletterci e giungere alle vostre conclusioni: “un ampio uso di Internet non può avere risultati negativi per la vita privata e sociale di una persona?”.