La caffeina potenzia l'attività di un enzima presente all'interno dei neuroni e capace di prevenire l'accumulo delle proteine tossiche tipiche del morbo di Alzheimer o di Parkinson. E' quanto scoperto da un gruppo di neuroscienziati dell'Università dell'Indiana che hanno pubblicato i risultati del loro lavoro su Scientific Reports.

3 tazzine di caffè al giorno prevengono la demenza

La 1,3,7-trimetilxantina, meglio nota come caffeina o teina, è una sostanza chimica contenuta nelle piante di caffè, , guaranà, mate e cola e nelle bevande derivate.

La caffeina esercita la sua funzione eccitante aumentando indirettamente il livello di adrenalina e noradrenalina nei circuiti nervosi. Questa proprietà la rende una delle sostanze psicoattive più diffuse nel mondo e accettata sostanzialmente da tutte le culture e da tutte le religioni.

Da qualche anno anche le neuroscienze si stanno interessando agli effetti della caffeina sul sistema nervoso. In particolare, sono state raccolte numerose prove sperimentali sui benefici della caffeina per le funzioni cognitive. Ad esempio, nel 2014, la prestigiosa rivista Nature Neuroscience ha pubblicato uno studio firmato da un gruppo di ricercatori americani in cui si dimostrava come la caffeina favorisca il consolidamento delle memorie acquisite durante le 24 ore precedenti l'assunzione.

Sulla stessa linea è una ricerca pubblicata verso la fine del 2016 sui The Journals of Gerontology da un gruppo di ricercatori dell'Università del Wisconsin, negli USA. Lo studio ha analizzato le abitudini di più di 6500 donne over 65 e ha verificato che l'assunzione giornaliera della quantità di caffeina equivalente a 3-4 tazzine di caffè riduce il rischio di sviluppare i deficit cognitivi tipici della demenza senile.

Il meccanismo attraverso cui la caffeina protegge i neuroni

"Da qualche tempo stiamo studiando i meccanismi che proteggono i neuroni dalla degenerazione tipica delle malattie neurodegenerative" racconta Yousuf Ali, primo autore dello studio appena pubblicato su Scientific Reports "grazie a questo sforzo abbiamo scoperto che un enzima, indicato con la sigla NMNAT2, protegge i neuroni dalla degenerazione, nel senso che previene l'accumulo di proteine difettose e tossiche, come la proteina tau, tipiche del morbo di Alzheimer, di Parkinson, di Huntington della SLA, ad esempio".

Nel nuovo studio, i ricercatori dell'Università dell'Indiana hanno cercato di capire quali sono le sostanze che possono stimolare l'attività dell'enzima NMNAT2 con uno screening molto esteso.

"Nelle malattie neurodegenerative" tiene a precisare Yousuf Ali "l'attività dell'enzima neuroprotettivo risulta ampiamente ridotta. Dunque abbiamo testato quasi 1300 sostanze nel topo per trovare quali fossero in grado di potenziarne l'attività. Ne abbiamo individuate 28 tra cui c'è la caffeina". Altre sostanze che si sono rivelate capaci di potenziare l'attività dell'enzima neuroprotettivo sono il rolipram e l'acido retinoico, ovvero un derivato della Vitamina A.

Lo studio potrebbe spiegare gli effetti del caffè, e di tutte le bevande che contengono caffeina, nel prevenire la demenza e potrebbe contribuire a comprendere meglio come prevenire o rallentare l'Alzheimer e le altre malattie neurodegenerative.