Il 22 Febbraio 2017 è la data che passerà alla storia come quella in cui la NASA ha scoperto un nuovo sistema solare, Trappist-1. Situato nella costellazione dell'acquario, a 40 anni luce dal nostro, e composto da sette pianeti, che ruotano intorno ad una stella di massa 1/10 rispetto al nostro sole, questo nuovo sistema solare presenta delle interessanti caratteristiche, che hanno alimentato nei ricercatori della NASA delle forti speranze sulla sua "abitabilità".

Trappist-1, conosciamo il nuovo sistema solare

La scoperta di Trappist-1 ha scatenato la curiosità e l'interesse degli scienziati di tutto il mondo che, attirati dalle sue particolari e promettenti caratteristiche, hanno dato il via ad una serie di studi al fine di scoprire se ci siano o meno delle possibilità che i sette pianeti ospitino o possano ospitare delle forme di vita.

Tale e tanto interesse trova le sue fondamenta nella costituzione dei pianeti stessi che, a differenza di quelli scoperti fino ad oggi, mostrano un diametro, massa e densità simili a quelli della nostra Terra. Inoltre, i pianeti di Trappist-1 sono dotati di una rivoluzione in risonanza e rotazione sincrona, cosa che li porterebbe a mostrare al Sole sempre la stessa faccia creando, stando all'opinione dei ricercatori della NASA, delle condizioni ottimali per la genesi della vita: lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe aver innescato un vulcanismo che, emettendo idrogeno nell'atmosfera, avrebbe contribuito al riscaldamento del pianeta, favorendo lo sviluppo della vita. Ma, come ogni cosa al mondo, anche questa ha i suoi pro e i suoi contro.

Se da un lato infatti, il mostrare sempre la stessa faccia al sole può aver creato le condizioni ottimali per lo sviluppo della vita dall'altro, tale procedimento ha ricreato sui pianeti di Trappist una differenza di temperatura tale, da rendere possibile tale processo soltanto su tre dei sette pianeti: anche se gli scienziati hanno ipotizzato che la vita potrebbe anche essersi "spostata" da un pianeta ad un altro.

Trappist-1: per la matematica la vita c'è

Il fatto che tre dei setti pianeti di Tappist-1 siano abitabili ha scatenato la curiosità di chiunque abbia mai ipotizzato e sperato nella vita nello Spazio, ponendo le basi per uno studio pubblicato su arXiv, riguardo la possibilità che tra i vari pianeti si sia realizzata una "panspermia": una sorta d'impollinazione tra un pianeta ed un altro, attraverso il passaggio di molecole organiche e microorganismi.

Gli autori del modello teorico-matematico alla base dell'articolo, sono partiti dal presupposto che su uno dei pianeti di Tappist-1 ci sia qualche forma di vita che, grazie a qualche evento di forza maggiore (impatto di comete, eruzioni vulcaniche etc...) può essere stata scagliata nello spazio raggiungendo i pianeti vicini. Grazie ad un calcolo matematico costituito dalla versione modificata dell'equazione di Drake, gli studiosi sono giunti poi a stimare la riuscita dell'evento che, data la vicinanza dei pianeti, risulta avere probabilità positive 1000 volte superiori a quelle calcolate in un precedente studio per il sistema Terra-Marte.