La sentenza con cui il Tribunale di Ivrea ha condannato l'Inail a risarcire Roberto Romeo ha presentato delle motivazioni inattaccabili. Tra di esse la più allarmante è quella che dichiara che il rischio oncologico determinato da un uso continuo e protratto nel tempo del telefono cellulare è maggiore di quello che devono aspettarsi i sopravvissuti ai disastri aotmici di Hiroshima e Nagasaki. Per loro infatti l'incidenza del rischi è quantificata nella misura di 1,39 per ogni tipo di tumore mentre per chi usa spesso e per tempi lunghi il cellulare è pari a 1,44.

I risultati provengono da Interphone, uno degli studi più attendibili degli ultimi anni sui possibili dani causati dai cellulari, promosso e coordinato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.

Roberto Romeo ha perso l'udito da un orecchio a causa dell'asportazione di un neurinoma, un tumore dal decorso benigno ma che si ramifica intorno al nervo acustico, e la cui rimozione comporta la rimozione del nervo stesso. La sua patologia è strettamente collegata con l'uso massiccio e prolungato nel tempo del cellulare che l'uomo è stato costretto a fare per lavoro. Egli infatti era un dipendente della Tim e per 15 anni ha lavorato al cellulare, ed è proprio per questo che ha fatto domanda di risarcimento all'Inail perchè gli venisse riconosciuta l'invalidità per malattie contratte sul luogo di lavoro.

Romeo, assistito dai legali Ambrosio e Commodo, ha vinto la causa e riceverà una rendita vitalizia da malattia professionale. Il giudice Luca Fadda ha deciso in questo modo perchè se nessuno dubita che ci sia un nesso tra esposizione alle radiazioni di un'esplosione atomica e tumore, analogamente si deve ritenere esistente lo stesso nesso tra esposizione a radiofrequenze e tumori encefalici rari come il neurinoma.

La sentenza ha dunque stabilito la correlazione tra il tumore al cervello, di tipo benigno ma estremamente invalidante di Romeo, e l'abuso del cellulare.

Un nuovo studio Interphone

Solo 7 anni fa uno studio Interphone aveva escluso questa correlazione. Tra il 2000 e il 2004 era stato condotto uno studio in 13 paesi tra cui l'Italia con lo scopo di valutare la relazione tra uso del cellulare e rischio di tumori cerebrali come gliomi e meningiomi ed altre neoplasie tipo i neurinomi del nervo acustico e i tumori delle ghiandole salivari.

Allora non si evidenziarono aumenti di aumenti di rischio per il glioma o il meningioma ma la presenza di possibili errori non permisero di giungere ad un'interpretazione valida. Occorrevano alter ricerche e questo soprattutto perchè i telefoni cellulari sono divenuti comuni solo negli anni 90, mentre la maggioranza dei tumori dello studio erano stati diagnosticati tra il 2000 e il 2004. questo significa che i soggetti esaminati erano stati esposti per meno di 10 anni. La ricerca quindi ha proseguito le sue indagini ed è arrivata ai risultati evidenziati nella sentenza del Tribunale.